Cronaca locale

Una città commossa fra lacrime e ricordi: "Non se ne fa un altro..."

Da chi l'ha conosciuto e votato, ai tifosi del Milan agli avversari: "Un giorno triste..."

Una città commossa fra lacrime e ricordi: "Non se ne fa un altro..."

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Una città commossa fra lacrime e ricordi: "Non se ne fa un altro..."

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Quando passava da via Negri, dove ha sede il Giornale, lo vedeva dalla vetrata. «Il dottor Silvio non entrava, aveva sempre la scorta. Le guardie del corpo, invece, il caffè se lo concedevano» racconta il titolare del Bar Mercato, dal 1978 accanto alla redazione. Un pezzo di cuore di Silvio Berlusconi vive in questa strada stretta fra la Borsa e le Poste. «Quando abitava in via Leopardi riceveva i quotidiani freschi di stampa alle cinque del mattino. Era noto il suo dormir poco». Un osservatorio silenzioso, quello del Tabacchi. «Sapevamo, perchè le voci girano, che nelle sue aziende non è stato mai licenziato nessuno. Se un'attività non rendeva, i dipendenti venivano ricollocati altrove». Un uomo generoso. Appare così anche decine di sconosciuti, gente della strada.

«Ha creato tanti posti di lavoro che si sono protratti negli anni, potranno non piacere le sue idee politiche ma questa è un'evidenza» dice la signora con le borse della spesa appena uscita dal Sigma di via Ripamonti. Ed è qui che cogliamo la commozione di Raffaele Salerno, 91 anni. «È stato un grande uomo, l'ho sempre sostenuto e ammirato. Da ragazzi siamo stati attivisti insieme: nel 1948 si affiggevano i manifesti della DC e si rischiavano le botte dei comunisti. Quando la sede di Forza Italia era in viale Isonzo molti sostenitori frequentavano il mio negozio in corso Lodi, sono stato podologo. Non mi sono mai perso una sua convention, gli ho stretto le mani più volte, al Carcano e al Dal Verme. Mi davano fastidio certe persone che lavoravano per lui e gli votavano contro. Per alcune questioni giudiziarie è stato proprio maltrattato». Resterà nei cuori, il presidente. Maria Teresa Rossi, coetanea di Silvio, che sventolò la bandiera azzurra a Rimini alla convention di Forza Italia, ha ammesso di aver pianto appena saputa la notizia: «Se muore il Papa se ne fa un altro, se muore Silvio, no...».

Alcuni si dicono dispiaciuti e scioccati come se la vita, che è stata generosa con lui, avesse dovuto dispensargli un'immortalità. «Sono davvero triste, temo che questa morte sia di cattivo augurio per il Paese - confida Marisa Pessoncelli - ci portava fortuna, abbiamo perso un Gastone». Berlusconi, imprenditore e capo di Stato, non è percepito «distante»: «Mi spiace davvero tanto, ha saputo portare avanti i suoi progetti, sono un imprenditore come lui» è il commento del gestore del chiosco di caffè e bibite al parco Ravizza. Piaceva alle donne e agli anziani. Ma anche ai giovani. Davanti all'Università Bocconi un capannello di studenti ammette «che Silvio Berlusconi è una di quelle personalità che crea un'assenza. Dispiace anche se politicamente non la si pensa come lui, quello che lui diceva o faceva era spesso argomento di discussione la sera a tavola: sapeva usare il suo carisma, gli riusciva tutto bene». Oppure: «Era riuscito a far concorrenza al monopolio della tivù di Stato, penso sia stato un vero liberale, non è un bene oggi che non ci sia più». C'è chi ha apprezzato le sue critiche a Zelensky: «È stato sincero e lo hanno zittito». Infine, i milanisti: «La più bella notizia per me risale al febbraio 1986 quando, aprendo la Gazzetta, lessi che Berlusconi avrebbe comprato il Milan.

Avremmo smesso di patire le pene dell'inferno e così è stato».

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