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Arriva il super algoritmo per stanare gli evasori

L'anonimometro è il nuovo strumento di lotta all'evasione dell'Agenzia delle Entrate che mira ad alzare le entrate spostando i controlli sulle frodi dalla repressione alla prevenzione

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Prevenire i reati fiscali identificando i potenziali contribuenti a rischio di infrazioni tributarie, preferendo questo approccio alla pura e semplice repressione ex post, tutelando al massimo l'entrata nei dati sensibili dei cittadini: su richiesta del Garante della Privacy l'Agenzia delle Entrate ha svelato come funziona il cosiddetto "anonimometro", il meccanismo basato su algoritmi e intelligenza artificiale con cui viene operata una graduale scrematura dei potenziali profili a rischio.

In sostanza, parliamo di uno strumento che permette all'Agenzia di procedere a controlli incrociati sui conti correnti dei contribuenti e i dati che ha a disposizione l’amministrazione tributaria non identificando anagraficamente i soggetti, così da non violare la loro privacy.

Un meccanismo articolato e complesso ma che rimane totalmente sotto il controllo discrezionale dell'umano parte sostituendo con codici fittizi i profili anagrafici dei soggetti e permettendo così, tramite l'anonimizzazione, di incrociare i dati fiscali dei profili associati a movimenti incongrui con la situazione patrimoniale. Oppure, al contrario, può identificare i soggetti a rischio con "la partenza da una platea di titolari di partita Iva che operano in un determinato settore e dichiarano ricavi o compensi inverosimili alla luce di informazioni desumibili da dati disponibili come le materie prime e le spese per il personale", come spiega Il Sole 24 Ore. In entrambi i casi, "il riscontro con i movimenti in ingresso sui conti corrente, indicativi di ricavi o compensi non dichiarati, permette di individuare contribuenti a maggior rischio su cui concentrare poi gli approfondimenti".

In entrambe le occasioni l'Agenzia delle Entrate mira a prevenire i contribuenti fraudolenti e dannosi. L'intero processo, dall'inizio della ricerca tra i profili a rischio alla restrizione del campione per capire quali codici corrispondano a atteggiamenti potenzialmente rilevanti sul fronte delle infrazioni, consta di dieci step ed è mantenuto sotto la supervisione degli operatori umani dell'Agenzia delle Entrate. A ogni codice univoco non anagrafico l'algoritmo dà una possibilità potenziale di comportamento teso all'evasione, e starà ai funzionari decidere in che misura approfondire l'indagine e procedere con l'analisi di confronto tra vari anni fiscali per accertare la concreta esistenza di violazioni.

Un controllo a campione ben mirato che può avere il risultato di accertare sempre più a monte le infrazioni. E che l'Agenzia vuole utilizzare, si legge nel documento con cui l'anonimometro è presentato, "circoscrivendo i controlli nei confronti di soggetti a più elevata pericolosità tributaria" con un processo avente "minore impatto su cittadini e imprese anche in termini di oneri amministrativi".

Il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, in un'intervista odierna al Corriere della Sera ha parlato dell'utilità del nuovo strumento ricordando che può servire alla scoperta di frodi erariali considerevoli: "l'archivio dei conti correnti è una risorsa fondamentale perché consente di intercettare, ad esempio, i soggetti con residenza fittizia all'estero ma che hanno conti correnti nel nostro paese", ha spiegato Ruffini, sottolineando come l'anonimometro sia sostenuto anche dal governo Meloni che entro il 2025 mira a ottenere l'incasso di 2,8 miliardi di euro all'anno in più dalla lotta all'evasione fiscale sulla base di un protocollo concordato con l'ente di Via Giorgione.

La misura potrà coinvolgere tutte le operazioni dal 2017 a oggi e approfondire i controlli anti-evasione così da fare dell'Agenzia delle Entrate uno strumento sempre più mirato e meno invasivo di contrasto alla piaga della fuga dal fisco, che sottrae risorse alla collettività e agli investimenti del Paese.

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