Economia

Coin acquista i negozi Upim e diventa la prima rete in Italia

NO CASH Gli storici punti vendita valutati 40 milioni. L’operazione avviene con uno scambio di azioni

Gruppo Coin compra Upim, storico marchio commerciale, e diventa la prima rete italiana di distribuzione di abbigliamento, con un totale di 883 negozi. La notizia non è ancora ufficiale, ma gli accordi tra le parti sono stati sostanzialmente già raggiunti. Il gruppo veneto, quotato dal 1999 in Piazza Affari, acquista il 100% di Upim dai quattro soci, gli stessi della Rinascente: Investitori Associati, Deutsche Bank Real Estate, Pirelli Re, Borletti. La valutazione è di 40 milioni per una società che ne fattura 430 ma che nel 2008 ne ha persi 19,2 e che, da anni, non gode di buona salute. Ai vecchi soci di Upim andrà una quota del 7,5% del capitale di Coin, contenuta in una newco di cui faranno parte anche le due banche creditrici Unicredit e Natixis (Unicredit e Ubs hanno lavorato come advisor).
Lo scopo dell’acquisizione non è quello di «risanare» Upim, ma di integrare la sua rete (135 negozi diretti, 15 col marchio BluKids, più 200 in franchising) in quella di Coin. Le sovrapposizioni dovrebbero essere marginali, e in questo caso si procederà a cessioni. Di Upim interessano soprattutto le vetrine, situate nei centri storici, in posizioni di qualità. I negozi saranno integrati nelle catene Coin e Ovs, mentre il marchio Upim resisterà nel franchising: si tratta di un acronimo storico (Unico prezzo italiano Milano), nato negli anni Venti come divisione della Rinascente, sulla scia dei modelli francesi Monoprix o Prix Unique.
Coin vive una grande opportunità di espansione, che segue il risanamento compiuto negli ultimi quattro anni sotto la guida del nuovo azionista di maggioranza, il fondo di private equity francese Pai partners, e per opera dell’amministratore delegato, Stefano Beraldo. Oggi Coin è un gruppo consolidato e redditizio. L’ultimo esercizio completo, chiuso il 31 gennaio 2009, ha registrato vendite per 1.145,4 milioni, 133,7 di margine lordo, 38,2 di utile netto. Nei primi nove mesi dell’esercizio in corso, al 31 ottobre, le vendite sono salite del 7,1%, a quota 898,2 milioni, il mol è cresciuto del 15,3% a 86,6 milioni, mentre l’utile netto di 22,2 milioni è aumentato del 58%. Numeri che si spiegano con la razionalizzazione compiuta negli ultimi anni e alla acquisizione dei 60 negozi a insegna MelaBlu.
Il gruppo Coin nacque all’inizio del secolo scorso per opera del veneziano Vittorio Coin; il primo negozio di tessuti e biancheria risale al 1926. Nel 1999, quando la società fu quotata a Piazza Affari, i due rami della famiglia detenevano saldamente la maggioranza. Poi, si giocarono tutto in una sfortunata avventura in Germania: l’acquisizione della catena Kaufhalle, che fu difficile da integrare e da gestire e che si rivelò una grossa fonte di perdite, alcune centinaia di milioni; fu rivenduta con ampie minusvalenze. A quel punto - era il 2005 - la maggioranza del gruppo passò al fondo Pai, che affidò Coin e Ovs alle cure di Beraldo, reduce dalla quotazione in Borsa di De Longhi.

Oggi la famiglia veneta ha una quota di minoranza nella holding di controllo.

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