Cronaca locale

«Combattiamo il degrado a colpi di bocce»

In zona Argonne 110 nonni si alternano ai tavoli delle carte e al campetto per le gare. Lo scrittore Doninelli: «La loro presenza sufficiente a rinnovare la faccia del viale»

Campi di bocce e tavoli per la partitella a tresette o a scala: «Il Comune ci dia più spazi - dice Giovanni, 77enne pensionato, ex impiegato Falck - e noi in cambio terremo pulito e allontaneremo degrado e malintenzionati». A Milano esistono diverse realtà alternative ai pur meritori Centri anziani che alcuni baldi ex ragazzi ritengono «strutture che allontanano dalla vita di tutti i giorni». Molti pensionati preferiscono l'aria aperta anche nelle mezze stagioni: «In casa ci stiamo già fin troppo», dicono all’unisono. Col risultato che i punti di ritrovo più gettonati dalla terza età - ma non solo - sono spontanei e si trovano nei giardinetti alberati al centro di alcune vie. È così in via Morgagni, dove dal 2002 ci sono campi di bocce e tavolini in pietra con annesse panchine per lo svago di oltre 200 tesserati; in viale Lazio, dove 60 arzilli pensionati si sfidano ogni giorno sull’unico campo di bocce da un quarto di secolo, e in viale Argonne, dove 110 nonnetti si alternano ai tavolini ripiegabili in animate partitelle a briscola e scopa d'assi dal 1988, snobbando un campo bocce ormai conciatissimo e non per colpa loro.
Il fenomeno diventa sempre più visibile. Tanto che alcuni intellettuali ne parlano con affetto. Come lo scrittore e autore teatrale Luca Doninelli che proprio dei nonni di viale Argonne ha detto in più di un'occasione: «La presenza di quei pensionati è stata sufficiente a rinnovare la faccia di tutto il viale. Se fossi io il sindaco, comincerei con il regalar loro un bar in gestione». I nonnetti si accontenterebbero di molto meno. «Basterebbe - dice per tutti il signor Luigi, giovanile consigliere della combriccola - che il Comune ci rimettesse a posto il campo bocce». Da tempo la struttura, costata una sessantina di milioni di vecchie lire, non viene più usata: «Hanno messo un sintetico che sembra una moquettona - aggiunge il signor Daniele mentre fa le carte - col risultato che le bocce frenano e vanno dove pare a loro. Prima di quell’intervento - prosegue - il campo era in terra battuta e ce lo livellavamo noi. Ma adesso...». Sedie e tavolini sono di loro proprietà: «Ci autofinanziamo mettendo 10 euro a testa - prosegue il consigliere Luigi - e così riusciamo a mandare le tovaglie in tintoria e a tenere in ordine qui in giro». In effetti il passante riceve dalla animata combriccola dei giardinetti una sensazione gradevole. Fino a pochi anni fa la zona era sporca, polverosa e zeppa di siringhe. Merito del Comune ma anche dei nonnetti terribili che non vogliono stare al chiuso. Nemmeno al centro anziani Acquabella che sta proprio a un tiro di schioppo: «Roba da vecchi», butta lì qualcuno.
Sentinelle antidegrado anche nei filari alberati di viale Lazio, a Porta Romana. Con la scusa del campo bocce (anche qui problemi grossi: due interventi al manto ma con risultati pessimi, tanto che si gioca ma il campo è pieno di bolle) i nonni di viale Lazio tengono d’occhio il loro quartiere proprio dall’osservatorio critico dei giardinetti. «Gli sbandati non ci vengono più - dice il signor Giovanni -. Quando ogni pomeriggio c’è una folla di 50 persone che tirano bocce, chiacchierano o giocano a carte, i malintenzionati stanno alla larga». Di fronte al campo di gioco c’è un asilo-nido dove gli anziani ripongono nottetempo le bocce e i tavolini. «Per sdebitarci del favore - svela il signor Aldo - all’occorrenza facciamo da nonni. E poi mamme e bambini, all’uscita dal nido, fanno sempre una capatina a vederci giocare e a fare due chiacchiere».
Ci sono situazioni così bene rodate, tra i tigli e i platani di alcuni giardini, che una compagnia di anziani è addirittura alla ricerca di sponsor. È l’associazione Amici delle bocce di via Morgagni, all’intersezione con via Plinio: due campi da gioco e sei tavoli in pietra per i patiti delle carte. «Vorremmo organizzare più tornei - svela il signor Roberto, presidente della associazione e gestore dell’attiguo chiosco di fiori - sia di bocce, sia di briscola e scala 40. Ma non ci bastano mai i quattrini per le coppe dei vincitori e le medaglie ai partecipanti». Qui tesserarsi costa 12 euro all’anno. Tutto inizia sei anni fa quando la Jole, Ettore e la Lina, stanchi di stare in casa a guardare la tv anche durante il pomeriggio, prendono scope e strofinacci e rimettono «in ordine» i due campi di bocce appena predisposti dal Comune ma già in stato di abbandono. Un successo: oggi l’associazione ha più di 200 tesserati ed è il fiore all’occhiello del quartiere.
«La nostra - conclude il signor Luigi, vicepresidente della associazione, mentre prende la mira per bocciare - è una Milano quieta, semplice e onesta».

Una Milano dove bastano piccoli gesti per originare fenomeni virtuosi su cui sociologi e politici ogni tanto dovrebbero riflettere.

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