Cronaca giudiziaria

"Dammi i soldi e ti ridò i gioielli": 49enne sinti condannato per estorsione

Il 49enne è stato condannato a tre anni e sei mesi per estorsione nei confronti di una quarantaduenne di Reggio Emilia: grazie ad un complice, sarebbe riuscito a convincere la donna a farsi consegnare 15mila euro per trattare la restituzione di orologi ed oggetti di valore che le erano stati sottratti

"Dammi i soldi e ti rido i gioielli": 49enne sinti condannato per estorsione

Le aveva promesso insieme ad un complice di recuperarle i gioielli rubati a fronte di un compenso di 15mila euro corrisposto in anticipo. E stava per essere truffata da un uomo di 49 anni, di etnia sinti, se non fosse intervenuta la polizia. Questa è la disavventura di una donna di 42 anni originaria di Reggio Emilia, per una storia decisamente bizzarra riportata dal sito online Luccaindiretta.it e dalla stampa reggiana. Tutto iniziò infatti circa cinque anni fa, quando la quarantaduenne sbancò il Superenalotto: vinse una somma cospicua e non riuscì a resistere alla tentazione di spenderne una parte in beni di lusso. Avrebbe quindi acquistato orologi ed oggetti preziosi per un valore di circa 100mila euro, che avrebbe poi custodito nella cassaforte.

Qualcuno doveva tuttavia essere a conoscenza dei suoi acquisti, perché una sera, tornando nella sua casa nel capoluogo reggiano dopo un viaggio all'estero, trovò la cassaforte completamente ripulita. Un colpo da maestro, visto che il ladro non sembrava aver lasciato alcuna traccia. La derubata denunciò quindi l'accaduto alla polizia, ma in parallelo alle indagini condotte dalle forze dell'ordine decise di attivarsi autonomamente per tentare di risalire al colpevole, "contrattando" la restituzione del maltolto. E fu in quel frangente, a cavallo fra il 2019 e il 2020, che si imbattè quasi per caso nel quarantanovenne. L'uomo (a quanto pare con la parziale complicità di un trentottenne, anch'egli sinti) riuscì innanzitutto a convincerla del fatto di conoscere i membri della fantomatica banda dell'Europa dell'Est che a suo dire le avevano sottratto i gioielli. E si disse disponibile a contrattare per lei, chiaramente dopo esser stato pagato per quel "lavoro di mediazione".

La prima trattativa sarebbe andata a buon fine: in base alle ricostruzioni, la donna avrebbe incontrato il "mediatore" in un campo rom della provincia di Reggio e le avrebbe consegnato il denaro richiesto in contanti. Peccato però che si trattasse di una truffa: l'uomo non aveva in realtà la più pallida idea di chi fossero ladri, ma aveva a quanto pare fiutato l'occasione propizia per arricchirsi. E il suo piano sarebbe con tutta probabilità andato a buon fine se i poliziotti, intuendo come la donna avesse ormai di fatto accettato la "proposta" di mediazione, non fossero riusciti a risalire e ad arrestare il presunto truffatore (che a quanto pare aveva alle spalle già alcuni precedenti). Quest'ultimo è quindi finito nel 2020 a processo per estorsione e ricettazione.

E proprio nelle scorse ore, la Cassazione ha scritto la parola "fine", condannandolo a tre anni e sei mesi di reclusione.

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