Cronaca giudiziaria

L'orrore dopo lo stupro di Palermo: le belve vanno a cena in rosticceria

Dopo aver stuprato in sette una coetanea, il gruppo di aguzzini ha abbandonato la vittima quasi senza sensi per poi andare a cena in un locale vicino

L'orrore dopo lo stupro di Palermo: le belve vanno a cena in rosticceria

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Continuano a emergere dettagli sull'orrendo stupro di gruppo di Palermo, compiuto da una comitiva di giovanissimi tra i 18 e i 22 anni, compreso un minorenne, ai danni di una coetanea al termine di una serata trascorsa alla Vucciria tra alcool e marijuana. Nonostante la giovane vittima fosse alterata, quando è giunta in ospedale è stata adeguatamente lucida da presentare una denuncia circostanziata e precisa, con anche alcuni nomi dei suoi aguzzini. È stata lei stessa, d'altronde, a chiedere l'aiuto dei passanti, che chiamano l'ambulanza per soccorrerla, dopo aver chiesto ai violentatori di smettere, di graziarla, di chiamare i soccorsi perché lei stava male. E mentre lei si trovava in ospedale per ricevere le cure del caso, il gruppo proseguiva la serata, apparentemente come se nulla fosse successo, in una rosticceria della zona.

Il fidanzato della vittima ne è certo: lo stupro era premeditato. E gli investigatori sembrano dar peso a questa sicurezza da parte del ragazzo, che quella notte maledetta ha ricevuto la chiamata d'aiuto da parte della fidanzata. Angelo, uno del gruppo, sarebbe la mente della violenza: è lui a conoscere la vittima e a contattarla il pomeriggio prima per trascorrere insieme la serata alla Vucciria. La vittima accetta l'invito ma non va sola, sceglie di presentarsi insieme a due amici. La serata non presenta caratteristiche particolari: c'è tanto alcool e c'è il fumo, ormai elementi standard per il divertimento giovanile. È la vittima a raccontare tutto al pronto soccorso.

"Ero sonnolenta, sentivo un gran bisogno di dormire. Sono stata raggiunta da qualcuno che ha chiuso la chiamata e mi ha fatta alzare in piedi. Poi mi hanno riportata da Angelo, che era rimasto in disparte. Gli ho chiesto di chiamare aiuto, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva che fossero coinvolte le forze dell’ordine", spiega la giovanissima vittima, come ha riportato il Corriere della sera. Fa i nomi e partono le indagini, i carabinieri intercettano per alcuni giorni gli aguzzini, che sanno di aver commesso un reato gravissimo ma continuano a mantenere un atteggiamento sferzante. "Ti giuro stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta… Le dico guarda che cosa mi hai fatto e poi le do una testata nel naso… Le chiudo la narici con una testata", dice uno del gruppo, intercettato da una cimice.

Le telecamere hanno ripreso il gruppo prima dello stupro, mentre portava a braccetto la vittima in una zona appartata, ma anche dopo, dopo averla abbandonata, mentre con totale noncuranza si recava a cena. Il gip, nella sua ordinanza di fermo, parla di "elevatissima pericolosità sociale, di totale assenza di freni inibitori e di violenza estrema e gratuita ai danni di una vittima inerme, trattata come un oggetto, senza alcuna pietà"

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