Cronaca giudiziaria

"Mi urlavano 'assassina'": ma le detenute smentiscono Alessia Pifferi

Le dichiarazioni rese da Alessia Pifferi sulle condizioni nel carcere di San Vittore non troverebbero riscontri, ma la difesa della donna non è d'accordo

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Alcune dichiarazioni rese da Alessia Pifferi nell’udienza del 12 aprile 2024 sarebbero state smentite nelle relazioni del carcere di San Vittore. Qui si trova la donna, accusata di omicidio, dopo aver lasciato da sola per 6 giorni, nel luglio 2022, la figlia Diana Pifferi di 16 mesi. La bambina è morta di stenti e il 13 maggio è attesa la sentenza per il processo di primo grado. La donna rischia l'ergastolo.

Cosa ha detto Alessia Pifferi

In quell’udienza di aprile l’imputata ha reso dichiarazioni spontanee esprimendo un disagio. “In questo momento mi trovo in una situazione veramente umiliante, delicata e soprattutto anche in carcere mi trovo sempre chiusa in una cella, dove non posso fare niente. Più che letto e televisione… perché non mi fanno fare dei corsi, non mi fanno fare niente. Mi stava facendo uscire di testa questa cosa, mi sta mandando in depressione totale” ha esordito.

Pifferi ha lamentato il fatto che nel carcere non le sia permesso studiare ma anche il presunto trattamento che le sarebbe stato riservato dalle altre detenute: “In carcere purtroppo la situazione non è delle migliori perché sono stata anche picchiata dalle detenute dentro San Vittore e messa in isolamento protettivo, per cui quando devo uscire dalla cella per chiamare, per qualsiasi motivo, prima devono chiudere le altre detenute e poi, forse, mi fanno uscire dalla cella […] “Mi capita di sentire la notte le detenute che urlano dalle finestre: ‘Mostro e assassina. Devi morire’. L’ultimo insulto l’ho ricevuto il giorno di Pasqua”.

La smentita e la difesa

Quarto Grado ha reso noto il contenuto di alcune relazioni riservate compilate dalla polizia penitenziaria del carcere di San Vittore. Non risulterebbe nessuna segnalazione significativa in merito ad aggressioni fisiche o verbali all’indirizzo di Alessia Pifferi. Inoltre si sottolinea come la donna sia stata ammessa a lavorare nella cappella, ma avrebbe avuto difficoltà a inserirsi a causa del suo atteggiamento. Dal canto loro le compagne di detenzione si sarebbero sentite additate ingiustamente dalle parole usate dalla donna a processo e gli episodi di aggressione registrati sarebbero solo due: uno a settembre 2022 e uno ad aprile 2023.

Non conosco la fonte della vostra relazione ma non è così perché quello che mi ha raccontato Alessia è tutto vero. Le aggressioni ci sono state, perché ci sono anche delle denunce. Le offese e gli insulti sono quotidiani e lei è iperprotetta” ha dichiarato la sua legale Alessia Pontenani. L’avvocato ha raccontato inoltre che Pifferi sarebbe stata richiamata ad avere un atteggiamento più silenzioso e un’educatrice le avrebbe consigliato di chiedere trasferimento in un altro carcere, quello di Bollate.

Nello studio di Quarto Grado non è mancata l’opinione di un’ospite “tecnica” fissa, ovvero l’ex pm Carmen Pugliese. “Io prima di fare il pm ho fatto il direttore nelle carceri per cui un po’ di esperienza ce l’ho - ha chiosato l’ex magistrato - Ora: il carcere non è un hotel. E soprattutto chi popola il carcere, cioè i detenuti, ha un suo codice secondo cui non si perdona chi fa del male ai bambini. Non chiediamoci perché ma è una cosa che c’è. Quindi Alessia, sotto questo profilo, non può aspettarsi dei complimenti e della solidarietà da parte delle detenute. Detto questo, mi si consenta di farle un appunto avvocato: prima di farle fare quelle dichiarazioni spontanee ad Alessia, doveva verificarle più da vicino. L’autodifesa attraverso quelle dichiarazioni è stata, a mio parere, quanto di più deleterio poteva fare, per carità manifestazione di un suo diritto.

Non si coglie pentimento, si coglie teatralità, si coglie preordinazione degli argomenti”.

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