Cronaca giudiziaria

"Gravi esternazioni". E il giudice revoca i permessi premio a Parolisi

Alla prima uscita dal carcere per i permessi premio, Salvatore Parolisi ha rilasciato un'intervista a Chi l'ha visto ma per i giudici in lui c'è "assenza di consapevolezza"

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Stop ai permessi premio per Salvatore Parolisi, l'ex militare condannato con l'accusa di aver ucciso sua moglie, Melania Rea, nell'aprile 2011. È costata cara all'uomo l'intervista rilasciata al programma Chi l'ha visto durante la prima delle sue uscite dal carcere di Bollate nel quale è rinchiuso per scontare la sua pena. Il Corriere della sera riferisce che secondo i giudici, infatti, l'ex militare ha dimostrato di non aver "compreso il significato" della condanna, non solo svalutando il processo che l'ha portato in carcere, ma anche svilendo il percorso di reinserimento nel quale era stato coinvolto e "la figura della donna".

Per lui erano già stati previsti 15 permessi premio di cui l'uomo avrebbe dovuto godere da qui a settembre ma per lui le porte del carcere non si apriranno ancora per molto tempo. Tra i passaggi che secondo i giudici esprimono la mancata presa di coscienza di Salvatore Parolisi c'è quello in cui l'ex militare sostiene di non aver ricevuto l'ergastolo, ma una condanna a 20 anni di carcere, perché non sono state trovate prove a suo carico: "Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi, però. Perché a me non me lo hanno mai provato". Nel corso dell'intervista, con freddezza, Parolisi ha anche dichiarato: "Ho tradito Melania più volte, ma non l'ho uccisa. E con Ludovica era una solo una scappatella".

Riferendosi, poi, a sua moglie, aveva aggiunto: "Le davo ogni mese 500 euro sui 1.300 che guadagnavo: se non è amore questo...". Parole che lette nel contesto risultano ancora oggi molto forti, motivo per il quale i giudici di sorveglianza hanno deciso di fare in passo indietro, sostenendo che il condannato non ha ancora effettuato quel "lavoro introspettivo" che si richiede e si ritiene sia necessario per godere di un permesso premio che è funzionale al reinserimento nella società. Parolisi era stato affidato a una parrocchia di Milano, dove avrebbe effettuato volontariato ogni settimana, per un una volta, dalle 10 alle 22. Le sue parole non sono però in linea con l'ideale che muove la logica dei permessi premio, di cui l'ex sottoufficiale dell'esercito avrebbe avuto diritto di godere dopo aver trascorso 12 anni in carcere.

Ma "la gravità delle esternazioni e l’assenza di consapevolezza" fanno trasparire la necessità di un ulteriore "lavoro introspettivo".

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