Cronaca giudiziaria

Strage di Erba, revisione a sorpresa: interrogativi sui punti che inchiodarono Olindo e Rosa

Il tutore legale di Olindo Romano e Rosa Bazzi ha chiesto la revisione del processo: quali sono i punti che pesarono più di tutto durante i processi per la strage di Erba

Strage di Erba, revisione a sorpresa: interrogativi sui punti che inchiodarono Olindo e Rosa
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Serpeggiano sempre più gli interrogativi sulla strage di Erba. Ce ne è uno fondamentale (ma ce ne sarebbero molti altri): il movente legato alle liti condominiali fu quello giusto? E se il movente fosse quello che ipotizza il collegio difensivo della coppia condannata, ovvero la vendetta trasversale connessa allo spaccio? Naturalmente gli inquirenti individuano un possibile movente sulla base delle prove, ma c’è più di una voce che si solleva in senso contrario.

La richiesta di revisione

C’era stata una revisione presentata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, ce ne sarà probabilmente un’altra presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, che furono appunto condannati all’ergastolo, e ora ce n’è una presentata dal tutore legale dei coniugi, ovvero l’avvocato Diego Soddu. I legali di Romano e Bazzi sono attualmente Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola.

Soddu ha dichiarato a Cronaca Vera: “Ho condiviso integralmente il percorso argomentativo della richiesta di revisione formulata dal Sostituto Procuratore Generale, fondata su numerose e corpose consulenze tecniche multidisciplinari della difesa (trattasi di elaborati alla cui stesura hanno contribuito luminari accademici, ed esperti/cultori delle materie scientifiche, di acclarata fama nazionale e internazionale) e sulla relazione tecnica del Ris di Parma che a suo tempo ebbe a lavorare sul caso, che dimostrano che i coniugi sono innocenti e disarticolano le tre prove che li hanno portati alla condanna (confessioni, traccia ematica rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo, riconoscimento del sig. Frigerio). Inoltre, ho prodotto la denuncia-querela che i coniugi ebbero a fare a seguito dell’illegittima distruzione dei reperti avvenuta il 12.07.18, chiedendo a sua volta alla Corte d’Appello di Brescia l’analisi in sede di auspicato giudizio di revisione di importanti reperti ancora conservati, il cui esito certamente sarà in grado di ulteriormente dimostrare l’innocenza dei coniugi”.

La strage di Erba avvenne l’11 dicembre 2006. In un condominio della cittadina in provincia di Como, due persone - tra cui un vigile del fuoco volontario - furono allertati dallo scoppio di un incendio. All’interno delle scale trovarono Mario Frigerio, che era stato colpito da un fendente: sopravvisse grazie a una malformazione. Al momento fu incapace di esprimersi, ma indicò il piano superiore, dove i soccorritori trovarono la moglie di Frigerio, Valeria Cherubini, trucidata. Stessa sorte per tre degli abitanti di un appartamento al piano di sotto: Raffaella Castagna, la madre Paola Galli e il figlio di 2 anni Youssef Marzouk.

Il sangue sul battitacco

Un nodo importante per la difesa di Romano e Bazzi è la macchiolina di sangue trovata sul battitacco della loro auto dai carabinieri di Como un paio di settimane dopo la strage. Ma non ci sarebbe corrispondenza documentale su questa prova, perché non sarebbe stata scattata una foto con il luminol.

A suo tempo - spiegò all’inizio del 2023 Fabio Schembri a IlGiornale.it - abbiamo sostenuto anche la tesi di una contaminazione innocente, perché risultavano dei verbali in base a cui alcuni carabinieri erano stati sulla scena del crimine e poi avevano perquisito l’auto di Olindo con gli stessi calzari. All’epoca, in dibattimento, fu sostenuto che i verbali erano stati firmati da questi carabinieri, ma nessuno di essi avrebbe proceduto alla perquisizione della macchina, perché - fu detto - ‘se non avessero firmato tutti, si sarebbe offeso qualcuno’. In dibattimento fu affermato anche che la perquisizione fu effettuata da un altro carabiniere, che non aveva firmato”.

La testimonianza di Mario Frigerio

La testimonianza di Mario Frigerio si rivolse inizialmente a una persona che non conosceva - mentre Olindo Romano, suo vicino di casa, era persona a lui ben nota, ricordò Schembri: Frigerio definì un vero e proprio identikit, relativo a una persona molto alta, con tanti capelli e di carnagione olivastra.

Il ricordo migliore - disse Schembri - fu quello del primo momento, scevro da qualsivoglia suggestione, che effettivamente Frigerio ha subito. Ha avuto dei colloqui, anche questi registrati, con i carabinieri che avrebbero suggerito, attraverso domande successive, il nome di Olindo. In un colloquio, per ben 9 volte, uno dei carabinieri iniziò dicendo: ‘Diciamo per assurdo se avesse visto Olindo Romano come suo aggressore, lo avrebbe riconosciuto?’. Anche a lui Frigerio escluse che l’aggressore fosse Olindo”.

Secondo Schembri, il fatto che durante l’incendio Frigerio abbia respirato monossido di carbonio avrebbe comportato problemi neurologici, insorti almeno due settimane dopo l’inalazione. “Tant’è - commentò il legale - che le intercettazioni ambientali successive dimostrano che Frigerio stava male da un punto di vista cognitivo e quindi neurologico. In alcune intercettazioni, oltre le due settimane dall’aggressione, Frigerio incontrò il neurologo inviato dal pubblico ministero, che lo sottopose a test cognitivi: Frigerio non seppe dire dove si trovasse, che giorno fosse, non seppe eseguire banali operazioni di sottrazione. Quindi Frigerio, quando si accinse a fare il nome di Olindo, stava molto molto male”.

Confessioni e altre circostanze

Se ci sarà la revisione del processo, è possibile che si torni sulle confessioni di Romano e Bazzi, che la coppia affermò in passato essere il risultato di una sorta di compromesso, nella speranza di restare insieme in galera, cosa che poi non è avvenuta. Anche nei tre gradi di processo i coniugi hanno continuato ad affermare la propria innocenza.

A questo si deve aggiungere che probabilmente si torneranno a ricostruire gli spostamenti di Romano e Bazzi la sera della strage: i due erano andati a Como, tanto che avevano mostrato agli inquirenti uno scontrino di una cena al McDonald’s. Ma la prontezza con cui lo mostrarono iniziò a far sorgere dubbi sulla coppia, amplificati dal fatto che Rosa Bazzi si dedicò a un lavaggio d’abiti nelle ore immediatamente successive alla strage.

A questo si aggiungero le frequenti liti tra i coniugi e Raffaella Castagna, che portarono a formulare il movente sostenuto dall'accusa nei tre gradi di giudizio.

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