Cronaca giudiziaria

"Tua sorella è pazza". Le parole choc dei genitori di Saman al fratello

Cosa dicevano i genitori di Saman Abbas al telefono con il fratello dopo la scomparsa della giovane. La procura apre un fascicolo per intralcio alla giustizia

Screen Quarto Grado
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Dopo il colpo di scena di ieri al processo per l’omicidio di Saman Abbas, per cui la testimonianza del fratello è stata ritenuta non utilizzabile, ci si interroga su ciò che potrebbe accadere ora. Certo è che le intercettazioni a carico del ragazzo e le dichiarazioni potrebbero avere un peso differente se venisse indagato, tanto più che potrebbe appellarsi al suo diritto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Un mese dopo la scomparsa di Saman, avvenuta la notte dopo il 30 aprile 2021 a Novellara, il fratello aveva detto al telefono con Quarto Grado, dopo un lungo interrogatorio: “Perché mio zio ha ucciso mia sorella, perché l’ha presa e l’ha uccisa. Io mi ricordo benissimo, perché ho guardato davanti ai miei occhi che la strangolava e l’ha portata via poi dalle serre”. In altre parole aveva puntato il dito contro Danish Hasnain, rinviato a giudizio insieme al padre di Saman Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen (ancora latitante), i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq.

Principale testimone dell’accusa finora, il fratello della 18enne pare sia stato oggetto di numerose presunte pressioni dal Pakistan, tanto che la procura di Reggio Emilia ha aperto un nuovo fascicolo di inchiesta per intralcio alla giustizia. “Vi sono due opzioni. Una è morire prima dell’8. Due tutta la vita in carcere. Scegli un’opzione e fammi sapere”, ha scritto al ragazzino una cugina pakistana l’1 settembre 2023, quando si credeva che la sua testimonianza sarebbe andata in aula l’8 settembre.

Appena un mese e mezzo dopo la scomparsa, il 18 giugno 2021, Shabbar Abbas, al telefono con il figlio, gli diceva: “Non c’è alcun colpevole”. E alla domanda del figlio (“Quanti ne posso salvare?”), parlando del fratello e dei cugini rinviati a giudizio, rispondeva: “Loro tre non hanno nessuna colpa, tu devi dire chiaramente che è colpa di tuo padre”. E quando il figlio gli chiedeva di un’eventuale estradizione: “Non mi succederà nulla”.

Il 15 luglio 2021 il fratello di Saman ha parlato al telefono prima con il padre Shabbar e poi con la madre Nazia Shaheen. Il padre cerca di placare l’animo del giovane, che piange e parla di suicidio, di essere rimasto solo, senza la sorella: “Era tua sorella, mica è morta, sta bene. Non sei solo, ci sono io, tuo padre. Quando dici queste cose mi viene voglia di farmi arrestare e farmi portare lì”. Le parole di Nazia colpiscono allo stesso modo: “Non ci pensare neanche a questa cosa. No figlio mio, tu sei il mio figlio intelligente. Non sei il figlio pazzo. Lei è pazza. Figlio mio non è che ha fatto poche stupidaggini. Siamo rovinati. Prima hanno rovinato mia figlia questi tiranni, adesso mio figlio è nelle loro mani.

Io ogni momento piango perché tu non venga distrutto dopo che hanno già distrutto mia figlia”.

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