Cronaca internazionale

Chiese date alle fiamme e assalti: così i cristiani tornano sotto tiro

Dopo la notizia di una presunta profanazione del Corano, una folla inferocita ha assaltato la minoranza cristiana di Jaranwala devastando chiese e abitazioni. Centinaia gli arresti tra i musulmani

Chiese date alle fiamme e assalti. Attacco ai cristiani in Pakistan

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Sono ore drammatiche per i cristiani di Jaranwala, in Pakistan. Una folla inferocita ha preso d'assalto chiese e case di membri della comunità cristiana, con atti di saccheggio e diversi edifici sacri dati alle fiamme. Secondo il direttore esecutivo del Consiglio unito delle Chiese, Samson Suhail, che ha sollecitato il governo per "un'indagine indipendente e severe punizioni per i responsabili di questi attacchi" sarebbero addirittura 21 le chiese bruciate. Altre fonti danno al momento numeri inferiori, probabilmente sei, di cui una chiesa cattolica, tre presbiteriane, una della Full Gospel Assembly e una dell’Esercito della salvezza. Al centro degli attacchi vandalici anche il cimitero cristiano.

Tutto è iniziato con l'accusa di un presunto atto di profanazione nei confronti del Corano. Secondo le prime ricostruzioni, dagli altoparlanti che chiamano i fedeli musulmani alla preghiera sarebbe stata data la notizia di offese al libro sacro dell'Islam da parte di alcuni membri della comunità cristiana, probabilmente alcune pagine strappate e imbrattate. La voce ha iniziato a circolare scatenando l'ira dei musulmani contro il quartiere abitato dalla minoranza, e centinaia di persone si sono lanciate contro chiese e abitazioni, devastando il quartiere e colpendo anche sacerdoti e catechisti.

Le forze dell'ordine hanno arrestato per ora circa 130 persone coinvolte negli attacchi a Jaranwala e sono state schierate forze di sicurezza e paramilitari. Detenuti anche i due cristiani accusati di blasfemia, Amir e Raki Masih, con l'accusa di avere "profanato il Corano, insultato il Profeta e i musulmani". La blasfemia è uno dei reati più gravi per il codice pakistano, punibile anche con la pena di morte.

Il primo ministro pakistano ad interim Anwaar-ul-Haq Kakar, che ha giurato da pochi giorni per il suo mandato, ha promesso il massimo della severità nei confronti dei violenti. "Sono sconvolto dalle immagini che arrivano da Jaranwala, Faisalabad. Saranno presi provvedimenti severi contro coloro che violano la legge e prendono di mira le minoranze" ha detto il primo ministro.

A chiedere un intervento deciso da parte delle autorità del Pakistan è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha lanciato un appello "affinché cessi ogni forma di violenza nei confronti delle minoranze religiose e venga garantita la libertà di manifestare il proprio credo".

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