Cronaca locale

Campi Flegrei: cosa deve fare la popolazione in caso di un’eruzione

Esiste un piano ben articolato e definito della Protezione Civile per i livelli di allerta sull'attività dei Campi Flegrei e cosa bisogna fare in caso di evacuazione: l'area è a rischio per oltre un milione di persone

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Il terremoto che, come abbiamo visto sul Giornale.it, ha interessato i Campi Flegrei appena tre giorni fa ha riportato d'attualità un tema molto delicato: cosa potrebbe succedere in caso di eruzione? Quali sono le precauzioni previste per la popolazione che abita in quell'area così sismica? La scossa è stata la più forte degli ultimi decenni con una magnitudo di 3.8 della scala Richter ed è stata ovviamente avvertito a Napoli e nella sua provincia.

Qual è il livello di allerta

Il sito della Protezione Civile è molto esaustivo ed aggiornato agli ultimi eventi: "Attualmente il livello di allerta per i Campi Flegrei è giallo e la fase operativa adottata è di 'attenzione'", si legge, con una mappa interattiva per spiegare la reale pericolosità delle aree tutte attorno alla Caldera.

Le aree di criticità

In questo senso, la zona rossa è l’area in cui, se ci fosse un allarme, si attuerebbe quella che viene chiamata "evacuazione preventiva, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione" perché si trova esposta "al pericolo di invasione di flussi piroclastici che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone", spiegano gli esperti della Protezione Civile. In quest'area rientrano i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto ma anche una parte dei Comuni di Giugliano in Campania, Marano di Napoli e alcuni quartieri di Napoli: nel complesso, l'area è popolata da 500mila abitanti.

La zona gialla, invece, è l’area che si trova al di fuori della zona rossa a maggior rischio ricaduta di cenere vulcanica nel caso i cui ci fosse un'eruzione. Qui la popolazione potrebbe essere allontanata soltanto in maniera temporanea per l'accumulo di cenere ma anche per l'eventuale inagibilità di alcuni edifici. È molto più popolata della zona rossa dal momento che ci sono circa 800mila residenti e i Comuni interessati sono Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore oltre a 24 quartieri del capoluogo partenopeo.

Cosa accade in caso di evacuazione

Gli esperti spiegano che l'allontanamento della popolazione dalla zona rossa prenderebbe il via nel momento in cui viene dichiarato l'allarme. Sulla mappa interattiva si vedono dei punti predisposti per aiutare i cittadini con il trasporto assistito per essere successivamente trasferiti nelle "Aree di incontro" previste dal piano della Protezione Civile nazionale. Qualora scattasse la fase di "preallarme" saranno i cittadini stessi, in completa autonomia, a decidere se lasciare la propria abitazione per trasferirsi altrove o rimanere dose si trovano. Nel primo caso, lo Stato italiano ha previsto un contributo economico. In caso di "allarme, invece, tutta la popolazione sarebbe obbligata ad abbandonare l'area rossa entro tre giorni (72 ore), sia in autonomia ma anche con l'aiuto del personale autorizzato.

Perché non è possibile prevedere l'evento

Si può essere preparati a un evento catastrofico? La risposta è no perché "non è possibile prevedere con certezza quando, come e dove avverrà la prossima eruzione. Inoltre non è possibile escludere che la ripresa dell’attività eruttiva avvenga da più bocche contemporaneamente, né prevedere la durata dell’attività". Secondo gli studi effettuati sugli ultimi cinquemila anni di attività dei Campi Flegrei è stato scoperto che, se il vulcano tornasse in attività, nel 95% dei casi si verificherebbe "un’eruzione minore o uguale a quella di taglia media" che consiste nella formazione di una colonna eruttiva alta anche decine di chilometri, la caduta di materiale vulcanico di medie e grosse dimensioni nelle zone di prossimità ma anche ceneri e lapilli che, con il vento, possono percorrere anche diversi chilometri. Inoltre, massima allerta per i "flussi piroclastici (valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) formati dal collasso della colonna eruttiva.

Questi flussi hanno velocità e temperature elevate e possono scorrere per alcuni chilometri".

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