Cronaca locale

La guerra per il termovalorizzatore finisce al Tar: la Raggi torna alla carica

In attesa della sentenza, che dovrebbe arrivare entro 45 giorni, anche l'ex sindaco di Roma decide di appoggiare i comitati cittadini: "Rivedere congiuntamente il Piano rifiuti"

La guerra per il termovalorizzatore finisce al Tar: la Raggi torna alla carica

Mentre Roma affonda nei rifiuti, con tutti i problemi che una situazione emergenziale del genere può comportare con le elevate temperature estive e il non lusinghiero biglietto da visita fornito ai numerosi turisti presenti nella Capitale, torna alla ribalta la questione termovalorizzatore, fortemente voluto dal sindaco Roberto Gualtieri nell'area di Santa Palomba.

Questione che approda ora al Tar a causa, secondo i ricorrenti, di una chiara violazione della normativa europea e di irregolarità connesse al decreto con cui il sindaco è stato incaricato del ruolo di commissario per il Giubileo, ricevendo poteri straordinari coi quali gestire l'emergenza rifiuti: la sentenza dovrebbe arrivare entro i prossimi 45 giorni.

"Questa mattina si è tenuta l'udienza di merito dei cinque ricorsi sull'inceneritore, due dei quali patrocinati dai legali Claudio Tamburini e Marco Rossi, insieme ai rappresentanti dei ricorrenti: il sindaco Massimiliano Borelli per il Comune di Albano, il Forum Ambientalista, che rappresenta le associazioni del territorio riunite nella Rete Tutela Roma Sud (composta da una decine di comitati tra cui Italia Nostra e Legambiente) e le aziende agricole", scrivono in una nota gli oppositori del termovalorizzatore che hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, come riferito da Roma Today. "I ricorrenti sono preoccupati per il perdurare dell'emergenza, provocata dalla disorganizzazione dell'Ama e da una deresponsabilizzazione collettiva", prosegue la nota, "che vede conferire nei cassonetti stradali qualsiasi cosa, dai materassi all'eternit, e rischia di aggravarsi con l'inceneritore, che farà credere ai cittadini che la differenziata sia inutile perché 'tanto bruciano tutto'".

"Termovalorizzatore inutile"

Secondo gli oppositori, l'inceneritore, ovunque si decida di collocarlo, non è in grado di risolvere l'emergenza rifiuti a Roma, un problema "che va affrontato adesso e non nel 2026, estendendo le pratiche virtuose della raccolta differenziata porta a porta, se necessario anche con il supporto dell'esercito, dotando la città di impianti di recupero materia coerenti con il Piano rifiuti regionale, e riorganizzando radicalmente l'Ama, con il supporto di aziende innovative e moderne". "L'incompatibilità del cronoprogramma con l'emergenza rifiuti e soprattutto con l'evento Giubileo, utilizzato per giustificare i poteri speciali del Commissario", affondano i ricorrenti, "è infatti una delle motivazioni del ricorso dibattute oggi in aula".

"Chiare violazioni"

Per gli oppositori ci sarebbero chiare violazioni della normativa europea sulla valutazione ambientale, "in base alla quale il Commissario avrebbe dovuto prendere in considerazione più soluzioni alternative per scegliere la migliore, analisi totalmente assente nel Piano Rifiuti di Roma, che addirittura non localizza il termovalorizzatore per impedire le osservazioni dei cittadini, nonostante fosse già deciso".

"Il ricorso", precisa il comunicato,"può salvare la città di Roma da un errore gravissimo, che rischia di giustificare l'inciviltà della mancata raccolta differenziata e rovinare un territorio di pregio per sempre, che ha adottato un modello di gestione dei rifiuti improntato alla vera economia circolare, avviando a riciclo fino all'80% degli scarti".

A lasciare più di qualche perplessità è l'inadeguatezza dei sistemi di controllo emersa in luoghi in cui sono già funzionanti impianti del genere, come a Livorno, "dove ancora una volta è la cittadinanza attiva a costringere le istituzioni competenti a effettuare controlli, che puntualmente fanno emergere irregolarità". Problemi che si sono peraltro palesati anche aldilà dei confini nazionali. "Nel 2022, ad esempio, l'Agenzia sanitaria regionale francese ha imposto il divieto di consumo di uova provenienti da allevamenti a terra nell'area dell'inceneritore d'Ivry-Parigi a causa dei livelli di diossina riscontrati", spiegano i ricorrenti. "Nel 2018 l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha stabilito che i limiti di diossina negli alimenti sono insufficienti a tutelare la salute umana e vanno ridotti di 7 volte. A distanza di 5 anni, mentre gli Stati membri cercano un accordo per recepire tale indicazione nei Regolamenti, l'indicazione scientifica resta: i limiti di emissioni inquinanti non tutelano la salute delle persone", considerano gli oppositori del termovalorizzatore.

Raggi torna alla carica

L'ex sindaco di Roma Virginia Raggi, unitamente al capogruppo della Lista civica Raggi al municipio IX Carla Canale e al capogruppo M5s al municipio XV Irene Badaracco, hanno deciso di appoggiare i ricorrenti al Tar del Lazio.

"I Comitati ricorrenti hanno rilevato non solo che l'inceneritore contrasta con le normative europee che regolano le modalità di smaltimento dei rifiuti", scrivono infatti in una nota congiunta, "ma che lo stesso decreto legge che ha conferito i poteri straordinari da Commissario al sindaco Gualtieri (il c.d. "decreto aiuti") presenta una serie di criticità tali da renderlo illegittimo".

Non esiste la proclamazione di uno stato di emergenza, considera il comunicato, dato che solo essa potrebbe giustificare la nomina di un commissario straordinario. A suscitare qualche perplessità in Raggi, Badaracco e Canale anche il fatto che il decreto riguarda "poteri connessi alla migliore gestione del Giubileo del 2025, mentre invece l'inceneritore inizierà a vedere la luce solo dopo il 2026, ben oltre la conclusione dell'Anno santo".

Per tutti questi motivi, il gruppo del M5S annuncia di voler appoggiare i ricorrenti, visto che le argomentazioni da questi portate all'attenzione del Tar risultano condivisibili "non solo nel merito, ma anche nella forma, e che hanno l'obiettivo di bloccare la costruzione di questo enorme impianto inquinante".

"Lo scopo ultimo è quello di poter rivedere congiuntamente il Piano rifiuti, abbracciando le migliori tecnologie oggi esistenti per chiudere il ciclo dei rifiuti riducendo al minimo l'impatto ambientale", si legge in conclusione, "attenderemo con loro la sentenza".

Commenti