Caro Paolo,
comprendo la preoccupazione tua e di tua moglie nel sapere le vostre figlie da sole a Milano, città meravigliosa, che mi ha dato tanto, ma, come tu dici, sempre più insicura a causa di una amministrazione di sinistra che troppo a lungo ha negato l'esistenza di questa problematica, preferendo nascondere la polvere sotto il tappeto. Il risultato? Beh, sta sotto i nostri occhi. Quanto è accaduto l'altra notte nella stazione di Lambrate deve allarmare i cittadini e le istituzioni. Un poliziotto, nonostante fosse spalleggiato dai colleghi e nonostante sia un giovane forte e robusto, è stato barbaramente accoltellato da un immigrato che se ne andava tranquillamente a zonzo armato. Nemmeno con l'ausilio del taser gli agenti sono riusciti ad ammansirlo. E sai cosa significa? Che gli strumenti di cui dispone la polizia sono insufficienti. Di fatto gli operatori della sicurezza sono stati resi inoffensivi, cosa che li espone a giganteschi rischi. Ma l'aspetto ancora più inquietante risiede nel fatto che, nel momento in cui, per estrema necessità, essi adoperano quei blandi mezzi di cui sono muniti, come il manganello, ecco che ci scagliamo contro di loro, che vengono redarguiti da giornalisti e politici di sinistra per avere fatto il loro dovere. Insomma, ce la prendiamo con i poliziotti quando fanno i poliziotti, perché crediamo che debbano farsi picchiare, farsi insultare e magari pure farsi accoltellare. Allorché la polizia utilizza idranti e manganello, ecco che si parla di «Stato di polizia» e i progressisti si stracciano le vesti e si ciarla di «fallimento dello Stato». Ma il fallimento semmai si realizza quando poliziotti e carabinieri vengono pestati o criminalizzati da coloro che vorrebbero magari che essi si immolassero o si consegnassero ai delinquenti. A me pare che i nostri agenti, uomini e donne, siano indifesi e alla mercé di criminali che mostrano per di più di essere pienamente consapevoli del fatto che possono maltrattare chi rappresenta lo Stato sulle strade senza pagarne le conseguenze. Del tutto assente è il rispetto nei riguardi di chi indossa la divisa. E questo è costume sempre più diffuso, sintomo di una lacuna educativa che non appartiene soltanto agli africani che giungono qui e se ne fottono altamente delle nostre leggi ma anche, non di rado, ai nostri ragazzi.
C'è una cosa che non riesco proprio a capire. Non mi capacito del fatto che periodicamente facciamo la guerra contro le armi da fuoco, credendo che il numero dei crimini violenti diminuirebbe se diminuissero quelle in circolazione, ma questa vicenda qui è l'ennesima dimostrazione che ancora più insidiose sono le armi bianche, ossia i coltelli, che si possono acquistare ovunque e che chiunque può facilmente procurarsi. Del resto, la quasi totalità dei delitti viene compiuta con le lame, mica con il mitra. Come ci si protegge da questo genere di rischi? Non ci resta che un modo. No, non quello di farci giustizia da soli o di armarci fino ai denti ogni volta che usciamo di casa, bensì quello di fidarci e affidarci alle nostre forze dell'ordine, quei cittadini che sono pronti a versare il loro sangue per la nostra sicurezza.
Quantomeno non oltraggiamoli, non processiamoli mediaticamente quando
contengono i disordini. Non lo abbiamo ancora capito che stanno dalla nostra parte? E noi quasi mai dalla loro.Mi auguro di cuore che il vice ispettore ferito si riprenda e che possa tornare a svolgere i suoi onorevoli compiti.
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