Cronaca nera

Le esalazioni e l'assenza di precauzioni: così si è consumata la tragedia di Casteldoccia

Il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra ha una certezza: "Questa tragedia non ci sarebbe stata se fossero state prese tutte le precauzioni necessarie e previste"

Le esalazioni e l'assenza di precauzioni: così si è consumata la tragedia di Casteldoccia

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Le esalazioni e l'assenza di precauzioni: così si è consumata la tragedia di Casteldoccia

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Sono tante le domande alle quali, ora, gli inquirenti dovranno dare una risposta per fare luce sulla tragica morte di 5 operai impegnati nei lavori di manutenzione dell'impianto fognario della città di Casteldaccia, in provincia di Palermo. Il cantiere era stato aperto il 29 aprile lungo la Strada Statale 113 a seguito delle ripetute segnalazioni degli ultimi giorni sulle anomalie della rete fognaria. Per eseguirli, l'Amap, l'azienda acquedotti del Comune di Palermo, ha incaricato la ditta Quadrifoglio Group per ogni attività di verifica del tratto. I lavori prevedevano la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo.

Oggi qualcosa non deve aver funzionato nella catena di realizzazione e i 5 operai sono morti per asfissia dovuta all'inalazione di idrogeno solforato, un gas particolarmente nocivo se respirato in grandi quantità, che si sviluppa a seguito della fermentazione delle proteine mediante i batteri. E quell'ambiente, visto il suo utilizzo, di quel gas era saturo. Una condizione ben nota a chi opera in questo settore, motivo per il quale questa tragedia poteva essere evitata. A Casteldaccia gli operai sarebbero morti uno dietro l'altro, nel tentativo di soccorrersi. Il settimo operaio, rimasto illeso, non si sarebbe calato perché, vedendo che i colleghi non risalivano, ha capito che qualcosa stava andando male e ha dato l'allarme.

La prima telefonata è partita alle 13.48 verso il 112 e sono stati attivati poi il servizio del 118 e i vigili del fuoco che hanno inviato sul posto quattro squadre. In 15 minuti nella zona c'erano tutti i mezzi di soccorso e gli operatori, compresi i sommozzatori che si sono immersi per il recupero dei corpi e del ferito, vivo solo perché è stato l'ultimo a scendere e il primo a essere recuperato. Ma le sue condizioni sono gravissime: "È intubato e ventilato, in distress respiratorio gravissimo, per una intossicazione da idrogeno solforato". Così hanno spiegato i medici che lo hanno in cura, che poi hanno aggiunto: "Non sappiamo quali organi siano compromessi e la prognosi è assolutamente riservata sulla vita a 48 ore: entro le 48 ore ci aspettiamo una evoluzione e vedremo".

Nessun crollo e nessun cedimento strutturale alla base della tragedia ma, stando alle prime informazioni che emergono dalle indagini, l'assenza di dispositivi di protezione. Gli operai sarebbero scesi senza protezioni e senza precauzioni nella vasca.

Ne è certo il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra: "Questa tragedia non ci sarebbe stata se fossero state prese tutte le precauzioni necessarie e previste". La concentrazione del gas era di circa 10 volte superiore al limite ammesso dalla legge

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