Cronaca nera

"Una ragazza uccisa vale così poco? Niente più permessi per Parolisi": parla il fratello di Melania

Il fratello di Melania Rea e l'avvocato di famiglia commentano l'intervista rilasciata da Salvatore Parolisi, l'uomo condannato per l'omicidio di Rea avvenuto nel 2011

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Una scia di indignazione sta seguendo l’intervista choc rilasciata da Salvatore Parolisi e mandata in onda nella puntata di ieri di “Chi l’ha visto?”. E ora intervengono le persone legate a Melania Rea, che di Parolisi era la moglie: per il suo omicidio, avvenuto nel 2011, l’ex caporal maggiore dell’esercito è stato condannato in tre gradi di giudizio e ora sta finendo di scontare una condanna di 20 anni di reclusione - ma intanto nei giorni scorsi è uscito in permesso premio.

Nel corso dell’intervista, Parolisi ha raccontato di aver tradito la moglie in più occasioni, motivando l’atteggiamento con il forte legame della donna nei confronti della famiglia d’origine e lamentando una presunta mancanza di intimità. “Rabbia - ha commentato all’Adnkronos Michele Rea - Questo ho provato, da fratello di Melania ma anche da uomo, vedendo l'intervista a Salvatore Parolisi. Rabbia per quello che è stato e per quello che è, sebbene il personaggio non mi faccia ormai più né caldo né freddo, e non meriti niente. Io voglio solo giustizia, la continuo a cercare e farò di tutto per averla”.

Dalle parole di Parolisi (che tra l’altro continua a professarsi innocente), è emersa un’immagine preoccupante del modo in cui l’uomo continua a vedere il mondo femminile. “L'intervista si commenta da sola - ha continuato Michele Rea - Il personaggio, purtroppo, lo conosciamo. Diciamo che a oggi ha comunque quell'aria spavalda e di rifiuto contro il personaggio femminile. Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, io credo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato proprio ieri. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società. Dodici anni. La vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo vale così poco? Tanto si è fatto in questi anni per il femminicidio, ma tanto si deve ancora fare. Se il processo si fosse fatto oggi, Parolisi sarebbe stato condannato all'ergastolo. Spero si faccia qualcosa, che questi permessi, dopo quanto accaduto ieri, vengano revocati”.

Nello studio di “Chi l’ha visto?” era presente l’avvocato di Parolisi Antonio Cozza, che aveva suggerito al suo assistito di non rilasciare interviste e ha spiegato il funzionamento dei permessi premio in generale e nel caso specifico. Tuttavia l’ex militare si è pronunciato anche su concetti legali, che vengono ora chiariti ad Adnkronos dal legale della famiglia Rea, Mauro Gionni, che promette di contattare il magistrato di sorveglianza e parlargli di quanto accaduto.

La prima cosa che appare errata giuridicamente - ha chiarito Gionni - è che non è che se uno prende 20 anni è innocente: uno prende 20 anni perché colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Non ha preso l'ergastolo solo perché all'epoca le norme erano diverse. Era consentito fare l'abbreviato, contrariamente a oggi, non era poi prevista l'aggravante del rapporto di coniugio, introdotta dopo il 2018, e poi perché gli fu contestata un'unica aggravante (non anche i futili motivi né la premeditazione) e cioè la crudeltà che però cadde in Cassazione, secondo noi erroneamente, perché fu crudele uccidere la madre che sapeva della presenza della figlia sul posto e non sapeva neppure che fine avrebbe fatto. Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l'arma è piccola e i fendenti servono per uccidere”.

Gionni crede che gli educatori non si siano accorti dei presunti mancati progressi nel percorso riabilitativo di Parolisi, condannato per aver inferto 35 coltellate alla moglie Melania Rea. “Sul contenuto non giuridico, sulle sue questioni sentimentali, ne ho fin sopra le scatole - ha proseguito l’avvocato - Ha detto che Melania era assente ma se una giovane donna sta sola e deve partorire, da chi va se non dalla mamma? Se avesse detto che aveva piacere a tradirla, avrebbe fatto più bella figura da uomo. Non diamo giudizi morali, ma qui si tratta di sciocchezze. Speravo che dodici anni di detenzione avrebbero visto maturarlo, mi spiace prendere atto del contrario. Non è vero che dava a Melania 500 euro, le dava il necessario per fare la spesa e basta. Ed è emerso processualmente che non potesse neppure comprarsi le sigarette né avere un'auto per gli spostamenti.

Raccapricciante, oltretutto, che tutti i suoi doveri coniugali fossero adempiuti con la falsa affermazione che lui dava a lei 500 euro”.

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