Cronaca nera

"Non posso immaginare mia figlia in una bara". Lo strazio della mamma della ciclista investita

La 28enne, originaria di Medicina, in provincia di Bologna, viveva a Milano, dove faceva la copywriter e la traduttrice. Amava i libri e il suo sogno era lavorare in una biblioteca

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Non riesco a immaginare mia figlia in una bara, lei che era così libera, per questo vorrei che il suo funerale non venisse celebrato ma che, piuttosto, venisse cremata”. A parlare è Nadia Valli, la mamma di Francesca Quaglia, la 28enne che ieri ha perso la vita in sella alla sua bici da corsa vintage, investita in viale Caldara, a Milano, da un camionista di 54 anni, ora indagato per omicidio stradale. Dilaniata dal dolore per la perdita della figlia, ha trovato la forza di parlare “per invitare a intervenire su tutti questi incidenti stradali, sulla sicurezza che non c’è”.
Le due si erano sentite qualche ora prima del tragico impatto, poi alle 12 la donna le ha inviato un messaggio sul telefono, ma Francesca non ha mai risposto. Dopo aver girato il mondo e aver vissuto qualche anno in Svezia, Francesca aveva deciso di trasferirsi a Milano, dove viveva con il fidanzato. “L’ultimo video che mi ha mandato è di una biblioteca. Mi ha detto: 'Mamma, hai visto quanto è bella?'. "Sognava di lavorare in un posto come quello perché amava i libri”, racconta la madre. "I suoi volumi preferiti erano quelli di letteratura e da poco si stava appassionando ai gialli".

A Medicina era tornata per le vacanze estive e lì aveva lasciato alcune delle sue cose, “perché tanto torno presto”, aveva detto. "Proprio oggi avrebbe iniziato a lavorare al Piccolo Cinema, di cui conosceva i proprietari", spiega la madre. "Frequentava quel posto e si trovava benissimo. Forse si sarebbe occupata della biglietteria o del piccolo bar all’interno”. Intanto Francesca lavorava come traduttrice e copywriter. Dopo il diploma, conseguito a Imola, si era iscritta all’Università a Venezia e aveva continuato a studiare le lingue straniere, di cui era appassionata sin da piccola. “Era bravissima in inglese”, sottolinea con orgoglio la mamma. "A Londra aveva lavorato come ragazza alla pari, ha viaggiato molto, zaino in spalla, era coraggiosissima”. Durante l’Erasmus aveva conosciuto la Svezia, che l’aveva stregata. Ma Francesca aveva anche altre passioni, come quella per la natura. "Adorava camminare in montagna e ovunque ci fosse verde, era felice di avere trovato a Milano una casa con un piccolo giardino, dove piantava di tutto, verdure e pomodori”. E poi amava gli animali.

Aveva un cane, Maya, che in questi giorni è a Medicina, e si starà chiedendo quando la sua padroncina verrà a riprenderla.

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