Cronache

Abusi, Papa Francesco abolisce il segreto pontificio

Papa Francesco derubrica il "segreto pontificio". Rimane solo il "segreto d'ufficio". I processi per abusi diventano più trasparenti

Abusi, Papa Francesco abolisce il segreto pontificio

Papa Francesco ha scelto il giorno del suo compleanno per abolire il segreto pontificio sui casi di abusi sessuali ai danni di minori. La novità è contenuta in un documento che è stato pubblicato nella giornata odierna. Un testo in cui si legge che "non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni". Significa, in sintesi, accesso agli atti per le magistrature delle altre nazioni. E infatti la specificazione - come riportato dal Corriere - è chiara: "il segreto d’ufficio - viene reso noto attraverso l'Istruzione papale - non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo alle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili". Si tratta di una novità normativa che interessa due campi: la linea della "tolleranza zero" nei confronti dei casi di pedofilia e la necessità di sempre maggiore trasparenza all'interno degli ambienti ecclesiastici.

La svolta riformistica del Papa è importante, dunque. Si avrà la possibilità di conoscere gli oggetti dei processi che avvengono in Vaticano. Attenzione anche a un'altra novità: Jorge Mario Bergoglio ha voluto estendere il limite anagrafico di chi, da minore, è considerabile vittima di pedopornografia. Prima di oggi, si poteva parlare di minore abusato sino ai quattordici anni di età. Con la riforma dell'ex arcivescovo di Buenos Aires, si potrà parlare di vittima di pedopornografia sino ai diciotto anni d'età. Un'equiparazione, insomma, col sistema statale della maggiore età. Resta, comunque sia, il segreto d'ufficio attorno ai casi di pedofilia. I due "rescripta" del Santo Padre, comunque, certificano quale sia la strada intrapresa da questo pontificato per combattere quello che Joseph Ratzinger chiama "collasso morale". Francesco vuole che il suo pontificato sia riconosciuto per la lotta agli scandali che da anni condizionano la vita pubblica della Chiesa.

Il dramma degli abusi sessuali, durante questo pontificato, ha travolto alcuni episcopati, su tutti quello cileno e quello statunitense. Basta citare due casi: le dimissioni dell'intero episcopato cileno e la riduzione allo stato laicale dell'ex cardinal Theodore McCarricl. Ma Papa Francesco, così com'era avvenuto durante il regno di Benedetto XVI, si è distinto per la tenacia. Il vescovo di Roma ha individuato nel clericalismo il nemico da abbattere per far fronte, una volta per tutte, agli episodi riguardanti la pedofilia. Quanto comunicato nella giornata odierna va interpretato in questo senso: la massima istituzione della Chiesa cattolica non intende assecondare gli andazzi dei tempi passati. Tutto il clero è chiamato così alle sue responsabilità.

Le nuove normative sono la conseguenza naturale del Sinodo sui giovani e del Motu Proprio "Vox estis lucis mundi", con il quale il Santo Padre aveva di fatto introdotto l'obbligo di segnalazione per chiunque, all'interno dei contesti ecclesiastici, venisse a conoscenza di fatti inerenti ad abusi ai danni di minori o di adulti vulnerabili.

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