Cronache

Adesso parlano le escort: "Lockdown? Mi hanno chiamato..."

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore, un estratto di Puttane. Il mestiere più antico del mondo ai tempi di internet e del Covid (Piemme)

Adesso parlano le escort: "Lockdown? Mi hanno chiamato..."

Il distanziamento sociale conseguenza del virus cinese, il Covid-19, ha imposto a tutti uno stato di fedeltà forzata, ma non di fedeltà virtuale, e i portali per gli incontri extraconiugali dall’inizio del lockdown hanno vissuto un periodo d’oro. Lo testimoniano i dati forniti da internet.

Il caso più vistoso è il sito Escort Advisor: nonostante il lockdown, sulle pagine web restavano visibili più di 68.700 profili di escort con relative recensioni. Le ricerche interne da parte degli utenti continuavano sfogliando i profili che le sex worker curano per promuoversi, a dimostrazione che la voglia dei clienti di informarsi sulle escort non calava.

Tra il 16 e il 22 di marzo, Escort Advisor ha tracciato in media il 94% di annunci in meno pubblicati dalle escort (che segna il down dell’intero settore). Prima della crisi, sulle principali bacheche di annunci in Italia si trovavano 24.000 numeri al giorno legati a sex worker. In quella settimana si è arrivati a soli 1.600 al giorno.

Da marzo in poi il sito Gleeden ha incrementato le registrazioni del 150%, e non solo di profili maschili, visto che di queste ben il 43% sono di utenti di sesso femminile. La maggioranza proviene da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, proprio le prime zone rosse, e ciò fa pensare a un boom dovuto proprio alla ricerca di uno sfogo dall’isolamento forzato con mariti e mogli.

Ogni prigioniero o prigioniera in casa ha appagato in qualche modo la fame di socialità e di relazione. L’app di incontri Tinder ha raggiunto nuovi record di profili sfogliati dagli utenti a livello giornaliero. Rispetto a febbraio 2020, nel mese di aprile il numero di “swipe” delle donne under 30 è aumentato del 37%, così come sono aumentati, con una media del 30%, i messaggi scambiati sulle app e sui siti per incontri. Non a caso è stata introdotta la funzione videochat tra gli utenti. Virtuale però non vuol dire reale e come tutte le attività economiche anche quella del sesso a pagamento ha risentito di una crisi epocale dovuta al Coronavirus.

In media si contano 120.000 sex worker in Italia ogni anno, e non tutti hanno il materasso pieno di contanti.

Così, durante il lockdown, anche questo settore ha dovuto innovarsi per arrangiarsi, ricorrendo a fantasie prima sconosciute. Se gli chef e i ristoranti hanno ripiegato sulle consegne a domicilio, le escort hanno dovuto specializzarsi nell’uso della telecamera per videochiamate hot. Racconta una escort di Milano che i clienti chiusi in casa, ognuno con la propria famiglia, dovevano rinchiudersi in bagno e, stando rigorosamente zitti, mettere le cuffie e ascoltare.

Alcuni invece riuscivano ad andare in ufficio e avere così una qualche privacy. Il pagamento avveniva con una “pay per call” o mettendo in conto per la fine del lockdown, nel caso di clienti di lunga data.

Francesca, escort di Milano: «Appena ho capito la gravità della situazione non ho esitato ad avvisare i miei clienti attraverso il mio profilo. Ho deciso che non avrei ricevuto più nessuno fino al passare del blocco totale che stiamo vivendo. Io resto a casa. E pure voi dovreste! Così io e molte delle mie colleghe abbiamo deciso di sospendere l’attività come tutti per seguire la legge e non favorire la diffusione del virus. La cosa particolare è che alcuni dei miei clienti mi hanno contattata anche solo per cercare compagnia al telefono. Ora mi sto attivando per fare delle chat e delle videochiamate erotiche: alcuni mi chiedono di vedermi mentre mi “prendo cura di me”, mentre mi spoglio, altri vogliono davvero solo parlare perché sono da soli, altri ancora chiedono foto. Mi ha fatto molto ridere quello che mi ha chiamato con la doccia aperta bisbigliando. Era chiuso in bagno e fingeva di lavarsi per non farsi beccare dalla moglie!».

Nella classifica di questa nuova attività di sesso online, Roma e Milano si sono trovate subito al primo posto con più del 20% delle escort disponibili al servizio. A seguire Verona
12%, Bologna 11%, Napoli 10%. Le escort hanno utilizzato le videochat non solo per avere una fonte di guadagno alternativa, ma anche per trovarsi clienti nuovi con cui si promuovono in vista della possibilità di incontrarsi dal vivo alla fine del lockdown, in città o durante i loro “tour” in Italia.

Ci sono anche persone che chiamano solo per uscire da una condizione di estrema solitudine. Come racconta Tiffany, escort lombarda: «In questi giorni drammatici ho capito che in Italia ci sono moltissime persone sole. Soltanto ieri ho ricevuto oltre 250 chiamate. Nessuna chiamata erotica. In un momento così drammatico molti chiamano semplicemente per sentirsi meno soli».

Così il sesso a pagamento ai tempi del coronavirus si è trasformato anche in un servizio d’ascolto gratuito, una sorta di comunità terapeutica aperta. Molti clienti chiamano in preda al terrore. Studenti, operai, imprenditori che temono il virus e la morte dei loro familiari. Però la paura più ricorrente sembra essere un’altra. Dice Tiffany che «moltissimi, sia ragazzi che uomini, sono terrorizzati per il loro futuro lavorativo: temono che una volta passata l’emergenza saranno licenziati o dovranno chiudere l’azienda che guidano».

Anche i guadagni delle escort sono crollati. Smartworking sì, ma non per tutti allo stesso stipendio, soprattutto se oltre a essere “imprenditrice”, lo sei in un settore non riconosciuto.

Inoltre non tutte sono riuscite ad arrangiarsi con le videochiamate e si sono ritovate a vivere in un fortissimo disagio, costrette a chiedere aiuto ad associazioni ed enti come la Caritas per sopravvivere. Molte hanno provato a chiedere i 600 euro all’Inps: delle oltre 2 milioni di domande arrivate ci sono anche quelle di un 12% delle sex worker. Un grido d’aiuto.

Racconta una escort: «Siamo abbandonate a noi stesse. Quello che sta accadendo è l’esempio di una fascia della popolazione lasciata indietro come e più di altre. Noi paghiamo tasse, affitti, bollette e tutte le spese che ognuno ha, ma in questi momenti di crisi non abbiamo nulla dallo Stato. Io ho anche due bambini».

© 2020 Mondadori Libri S.p.A. per il marchio Piemme
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A.

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