Cronache

Adriana, la trans abusata nel Cie di Brindisi Trasferita in Sicilia: "Insulti e sputi pure qui"

Adrina è una 34enne brasiliana. Dopo aver subito abusi nel Cie di Brindisi è stata trasferita in Sicilia. Ma anche qui la situazione non è cambiata

Adriana, la trans abusata nel Cie di Brindisi Trasferita in Sicilia: "Insulti e sputi pure qui"

"Mi chiamano puttana, mi insultano, mi dicono che devo morire, che sono un diavolo, per il mio essere trans": è la denuncia di Adriana una donna transessuale brasiliana di 34 anni che è ospitata in un Cpr a Caltanissetta .

Prima di arrivare in Sicilia, Adriana era reclusa nel reparto maschile del Cie di Brindisi. Solo grazie una dura battaglia condotta con il Mit (movimento identità transessuale) e di Sinistra Italiana è riuscita a fuggire dal quel incubo, fatto di abusi e della paura di essere stuprata. Purtroppo però anche a Caltanisetta nulla è cambiato: "Qui sono nel reparto maschile – racconti al telefono a FanPagein uno spazio diviso dagli altri attraverso una rete. Sono 24 ore su 24 dentro un container, sono tra uomini quasi tutti di religione musulmana che mi chiamano puttana, mi insultano, mi dicono che devo morire, che sono un diavolo, per il mio essere trans. Mi hanno sputato in faccia più volte. E nessuno ha preso provvedimenti".

La paura e la denuncia

La 34enne tramite il suo avvocato ha fatto richiesta di protezione, che però le è stata rigettata. Ora Giovanni Annaloro, il legale di Adriana, sta provvedendo per presentare ricorso. Il pericolo è duplice: si quello delle violenze nel Cpr, sia quello di essere rimpatriata in Brasile. Quest'ultimo per lei rappresenta "perdere mia madre, che è qui da tanti anni. Io stessa sono qui da 17 anni". Ma non solo. Il Brasile è noto per il record di persecuzioni e omicidi di persone transessuali. "Noi chiediamo che questa donna trans sia trattata con pari dignità - denuncia Porpora Marcasciano del Movimento Identità transessuale, di Loredana Rossi dell'associazione Trans Napoli e del Consultorio Transgenere -.Non possiamo permettere – aggiunge l'associazione Atn – che venga internata con uomini, per giunta integralisti che non tollerano la comunità Lgbt".

Adriana intanto è in sciopero della fame: "Ho sbagliato ma ho già pagato in carcere per questo, non ho commesso nessun reato per essere rinchiusa qui dentro e vivo da 17 anni in Italia, tutti possiamo sbagliare e ho riparato ai miei errori, chi non ha peccato scagli la prima pietra". A Minniti chiede "di ridarmi la mia vita, perché le istituzioni qui hanno rubato la mia vita, io non ho commesso nessun reato per stare qua, mi ritrovo qua dopo anni in Italia.

Non voglio tornare in Brasile, corro il rischio di essere ammazzata".

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