Cronache

Alatri, due fermi e sette indagati ​per il pestaggio di Emanuele

Si stringe il cerchio sul branco che ha ammazzato il 20enne. Si indaga sul movente: da questo dipende il capo di imputazione

Alatri, due fermi e sette indagati ​per il pestaggio di Emanuele

"È stata un'esecuzione". Lo zio di Emanuele Morganti, il ventenne di Alatri brutalmente ammazzato dal branco fuori da un locale di Alatri, non ci gira troppo intorno. Perché il pestaggio di venerdì notte davanti al locale "Mirò" è di una violenza inaudita. Venti bestie contro un ragazzo a terra. Pugni, calci e sprangate. E pure gli sputi sul corpo senza più conoscenza. Per quell'orrore sono stati fermati Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, due fratellastri di Alatri.

I due indagati si trovavano a Roma già da sabato mattina quando avevano capito che le conseguenze sarebbero state gravi. Emanuele, infatti, è morto dopo 36 ore di agonia.

"È una vicenda di una gravità spaventosa", ha detto in conferenza stampa il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, che sottolinea come le persone fermate sono "riconducibili ad ambienti delinquenziali" e sono accusate di omicidio volontario per motivi futili. "Sono stati trovati nell'abitazione di una parente", ha aggiunto De Falco, parlando di "soggetti noti negli ambienti alatrensi, cittadina assolutamente tranquilla, frequentanta da frange delinquenziali violente nel settore del traffico contro il patrimonio e del traffico di stupefacenti".

Tutto sarebbe nato infatti per "una lite per una bevanda" che ha portato "alla morte di un ragazzo innocente e perbene". "Tutto nato da un diverbio in discoteca ma non con un ragazzo albanese", aggiunge il pm, che parla di omertà e reticenza e sottolinea come il movente in realtà sia ancora tutto da chiarire. Dopo la lite, infatti, i buttafuori hanno portato fuori solo Emanuele, mentre l'altro è rimasto dentro "e non ha preso parte ai fatti successivi". "Una volta fuori nella piazza, in luoghi diversi c'è stata aggressione da parte di persone diverse ancora in fase di identificazione completa", spiega ancora il procuratore, "Emanuele ha cercato di allontanarsi, è stato seguito, poi è tornato sui passi per cercare la ragazza con cui è andato in discoteca. Più volte aggredito in posti diversi della piazza fino all'ultimo episodio, quello letale".

Ad Alatri e nelle frazioni del popoloso centro ciociaro la tensione è altissima da giorni e c'è il rischio che si scateni, se non è già partita, una caccia all'uomo da parte di conoscenti di Emanuele per vendicarne la morte. Voci, non confermate da parte dei carabinieri, parlano infatti di spedizioni punitive nei confronti di presunti partecipanti o comunque testimoni passivi del pestaggio. Si parla anche di due feriti. È stata intensificata la vigilanza da parte dei carabinieri nelle strade di Alatri e in prossimità dei luoghi considerati più a rischio per la presenza di persone che sarebbero coinvolte nella vicenda. Per il momento non sono ancora circolate le identità degli indagati né tantomeno quelle dei fermi eseguiti dai carabinieri del Reparto operativo provinciale di Frosinone.

I due fratellastri indagati sono fortemente indiziati di aver avuto un ruolo chiave nell'aggressione, quindi nella morte del 20enne di Tecchiena a cui è stato inferto un colpo alla testa con un pezzo di ferro o una chiave inglese. Colpo che ha provocato una frattura cranica ed estese emorragie. Sarebbe stato questo a portare alla morte del giovane. Gli investigatori hanno ormai ben chiaro il quadro di quanto accaduto, ovvero sono pressoché definite le posizioni e le presunte responsabilità di ciascuna delle sette persone ritenute coinvolte nell'aggressione. Le immagini delle telecamere della zona del locale pubblico e le testimonianze raccolte hanno permesso di definire il quadro della vicenda. Da qui i due fermi che rimanderebbero alla responsabilità più grave, l'omicidio.

È ancora da definire il movente. Gli inquirenti stanno, infatti, cercando di capire se l'aggressione sia stata premeditata o maturata sul momento. "Eravamo al bancone - racconta la fidanzata Ketty in una intervista al Corriere della Sera - stavamo chiacchierando io e lui. E stavamo bevendo. Poi - continua - è arrivato questo pazzo e ha cominciato a venirgli addosso. Lo prendeva a spallate. Non si sa perché. Una, due. Emanuele s’è girato e ha visto che lo faceva apposta. Allora si è voltato e hanno cominciato a litigare".

Dal movente dipende il capo d'imputazione: omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, quindi una trappola vera e propria, oppure omicidio preterintenzionale.

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