Cronache

Alluvione a Genova, polemica sulla mancata allerta

Esplode la rabbia contro vigili e Protezione Civile: "Non hanno preso provvedimenti". Ma a bloccare i lavori sul Bisagno è stato il Tar paralizzando la messa in sicurezza del torrente. Renzi all'attacco: "È sconcertante che le opere pubbliche siano bloccate dalla burocrazia"

Alluvione a Genova, polemica sulla mancata allerta

Oggi come nel 2011. A Genova torna a esplodere la polemica sulla mancata allerta. Proprio come nel 2011, questa notte, la città questa notte è stata colta di sorpresa dall’alluvione killer. I cittadini delle zone invase dalle acque hanno protestato perché la Protezione Civile non ha preso per tempo i provvedimenti necessari, ma l’assessore regionale alla Protezione Civile Raffaella Paita, ha dichiarato che le previsioni diramate da Arpal non contenevano indicazioni tali perché la Protezione Civile dichiarasse lo stato d’allerta. Insomma, è già iniziato lo scarica barile.

La procura di Genova ha subito aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo per la morte del 57enne genovese travolto dalla piena del torrente Bisagno. Il cadavere è stato trovato dai sommozzatori dei vigili del fuoco la notte scorsa a Borgo Incrociati, dietro alla stazione di Brignole. E la polemica per la mancata allerta infiamma. Da tre anni i lavori per la messa in sicurezza del torrente Bisagno nella zona della Foce sono bloccati. Ben tre sentenze amministrative - del Tar Liguria, del Consiglio di Stato e del Tar Lazio - hanno, infatti, paralizzato l'intervento. È a causa del Tar che il torrente Bisagno scorre all'aperto fino alla zona di Borgo Incrociati, dove si incanala in un tunnel sotterraneo per poi finire in mare, alla Foce. "Questi lavori costituiscono l’intervento più importante per la messa in sicurezza del Bisagno - tuona il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando - eppure le tre sentenze amministrative hanno affermato ognuna il contrario dell’altra". Da progetto è prevista la sostituzione della copertura del torrente con un aumento considerevole della sezione in modo da consentire il passaggio di un flusso di acqua maggiore scongiurando le esondazioni a Borgo Incrociati. I 35 milioni di euro necessari all'intervento sono pronti e disponibili. "Se li avessimo spesi e l’opera fosse stata realizzata - conclude Burlando - ieri sera avremmo salvato tante attività economiche e forse anche vita umana".

Nell'ambito degli accertamenti, il procuratore di Genova Michele Di Lecce che, insieme al pm Gabriella Dotto, intendono chiarire "per quale motivo i cittadini genovesi non sono stati allertati dagli organi preposti sulle reali condizioni meteo". Dovrà essere, dunque, chiarita la causa della "totale assenza di comunicazione". Sotto la lente dunque gli organi della Protezione Civile. Proprio domani si sarebbe dovuta inaugurare la nuova sala di Protezione Civile con il piano per prevenire ciò che è avvenuto nella notte. Alcuni residenti delle zone più colpite dall'alluvione hanno contestato la protezione civile perché non avrebbe preso per tempo i provvedimenti necessari limitandosi a emanare un avviso per possibili temporali. "Non doveva essere il Comune a lanciare l’allerta meteo dopo cinque giorni di pioggia - tuona il sindaco di Genova, Marco Doria, ai microfoni di SkyTg24 - il Comune di Genova, in assenza di una allerta meteo, aveva comunque alcune pattuglie sul territorio per monitorare la situazione". Secondo Achille Pennellatore, previsore Limet, l'alluvione che ha travolto Genova la scorsa notte "non solo si poteva prevedere", ma l'associazione ligure di meteorologia l'aveva addirittura prevista. "Attorno a Genova era stata individuata una linea di convergenza, tra i venti di scirocco dal Tirreno e di grecale dalla Pianura Padana, con la formazione di temporali autorigeneranti - spiega Pennellatore - la situazione che si andava delineando era assolutamente paragonabile all'alluvione del novembre 2011".

"Trovando le opportune soluzioni giuridiche, non lasceremo soli coloro che vogliono ripartire e saremo pronti a fare la nostra parte". Il premier Matteo Renzi invita tutti alla responsabilità: "Ora è il momento del fango, è il momento di spalare, siamo pronti a intervenire in tutte le forme. Domani ci sarà il capo della Protezione civile che ha riposto subito in modo veloce". Da lunedì però il governo sposterà la discussione sulle misure per sbloccare le opere.

"Non è possibile che ci siano situazioni di difficoltà anche in alcuni casi legate ai ritardi della burocrazia - incalza Renzi - se il problema è l’acqua perchè piove tanto, è comprensibile; se il problema è la mancanza di strutture, di opere pubbliche perché c’è già il finanziamento ma ci sono i ricorsi al Tar, allora bisogna cambiare qualcosa anche a livello di norme".

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