Cronache

134 migranti e 200 residenti. Nel paese dell'accoglienza forzata dove l'integrazione è impossibile

Altipiani di Arcinazzo, una località del Lazio dove immigrati e residenti sono quasi pari di numero. Una situazione al limite, che mette in difficoltà gli uni e gli altri

134 migranti e 200 residenti. Nel paese dell'accoglienza forzata dove l'integrazione è impossibile

Altipiani di Arcinazzo è una località turistica confinante con più cittadine e divisa tra la provincia di Frosinone e quella di Roma. Unica nel suo genere, è stata ridenominata negli anni "piccola Svizzera", evidentemente per la natura pacifica e per l'isolamento paesaggistico. In realtà, gli Altipiani fanno parte del comune di Trevi che conta circa 2mila abitanti. Il comune di appartenenza, però, dista una decina di km da Arcinazzo. Un fattore distingue, quindi, le due località: ad Arcinazzo ci sono circa 140 immigrati e 200 residenti, mentre a Trevi, d'immigrati, non c'è neppure l'ombra. Il sindaco, tuttavia, è sempre lo stesso. Una scelta politica? Le statistiche ufficiali dicono che sul promontorio ci sono almeno 700 persone, ma la maggior parte di queste abita a Roma o altrove. Arcinazzo, in fin dei conti, diventa una meta ambita solo per le vacanze estive e quella di duecento abitanti, in alcuni periodi dell'anno, appare essere una stima anche eccessiva. Il risultato è un'incredibile sproporzione. Insomma, d'inverno gli Altipiani sono un deserto, ma d'immigrati è pieno in tutte le stagioni. L'unica lingua comune che si parla è quella dell'inappropriatezza: qui, da qualche tempo, né migranti né residenti si sentono al proprio posto (guarda il video).

La sproporzione dei numeri

La sproporzione tra le persone presenti nel centro di accoglienza straordinario e i turisti che frequentano la frazione è evidente alla vista, ma si continua a fare finta di nulla. A non restare indifferenti rispetto alla vicenda, però, sono i prezzi degli immobili: gli Altipiani di Arcinazzo sembrerebbero essere diventati i meno cari della provincia di Frosinone. Almeno per quanto riguarda il costo delle abitazioni: un appartamento in pieno centro costa solo 26mila euro. La causa? I residenti lo sussurrano, ma quasi hanno timore ad ammetterlo: "L'anno scorso abbiamo sperimentato la presenza di 1500 richiedenti asilo". Le conseguenze per una località che ha fatto del turismo la sua quasi unica ragione d'esistere, sono lapalissiane. Arcinazzo non è Capalbio, sia chiaro: qui nessuno ha la presunzione di rappresentare istanze radical chic di nessun tipo, anzi. Se c'è una categoria sociale ampiamente rappresentata da chi viene in vacanza, è quella dei pensionati: si riposano, giocano a carte e fanno passeggiate in montagna. Il tutto, mentre 140 profughi danno vita ad un via vai da "Il Caminetto", l'albergo parzialmente trasformato in centro d'accoglienza straordinaria, alla piazza principale del paese. I migranti sono tutti uomini. Vengono dal Ghana, dal Bangladesh, dalla Nigeria, dal Marocco e così via. Possiedono qualche vestito, un cellulare, un quaderno e poco altro. Ci hanno rincorso per rilasciare delle dichiarazioni: si trovano male. E ci hanno svelato che uno di loro sarebbe scappato addirittura verso Napoli. I turisti, dal canto loro, ricordano la pace dei tempi andati con nostalgia e, senza pretendere troppo, si limitano ad elencare le difficoltà.

Le difficoltà strutturali

"Qui non c'è nessun presidio medico fisso", ci dice Giovanni, uno dei residenti. "La caserma dei carabinieri è inattiva e le forze dell'ordine ci sono solo quando possono passare", aggiunge. Difficile, quindi, comprendere la scelta di collocare un così alto numero di migranti in una zona priva di servizi essenziali. L'unico segnale della presenza delle istituzioni, è un presidio della Croce Rossa che, però, resta aperto solo di domenica. Per arrivare agli Altipiani, inoltre, è necessario percorrere per circa venti minuti una strada di montagna. Un percorso praticamente privo di servizi. Almeno seguendo la strada che da Fiuggi porta alla frazione. "Non è successo nulla sino ad ora", insistono i residenti. "Ma nessuno può prevedere quello che accadrà continuando così", aggiungono preoccupati per il numero spropositato di migranti concentrati nell'hotel "Il Caminetto" e per l'isolamento strutturale della "piccola Svizzera". "E se qualcosa di pericoloso dovesse accadere, ci sarebbe qualcuno in grado di intervenire tempestivamente?", si chiedono.

Altri migranti in arrivo?

Nei paesi, si sa, le voci corrono più del normale e così due villeggianti che intervistiamo mentre sono sedute al bar, intente a fare colazione, ci avvertono: "Vedete quella casa lì nell'angolo? La stanno ristrutturando per ospitarne altri". Gli Altipiani di Arcinazzo, infatti, potrebbero essere stati individuati per ospitare altri immigrati. Nello specifico, altri 150. Difficile, per ora, stabilire se sia vero o no. Certamente, c'è un clima di forte preoccupazione in merito: l'integrazione, con questi rapporti, risulta abbastanza difficile. E se la sproporzione si allargasse ulteriormente il problema finirebbe per inasprirsi. Gli unici contenti di questa situazione, accusano i residenti, sono quelli che si occupano ospitare i profughi. "Se quell'albergo non fosse entrato in questo giro probabilmente sarebbe fallito", ci dice, tra i denti, un altro signore. In definitiva, qui sono in molti a sostenere che l'albergo navigasse in cattive acque e che si sia salvato grazie "al business degli immigrati". Vox populi, certo. Fatto sta che quando proviamo a chiedere spiegazioni ai responsabili della cooperativa veniamo allontanati in malo modo. Insomma, quello che è certo è che l'accoglienza senza criterio genera situazioni al limite.

E gli Altipiani di Arcinazzo lo dimostrano.

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