Cronache

Benedetta Ciaccia, la vittima italiana dei jihadisti lasciata dallo Stato tra i rifiuti

La targa in memoria di Benedetta Caccia in una strada degradata e buia. Il padre: "Gli hanno tolto la luce un'altra volta"

Benedetta Ciaccia, la vittima italiana dei jihadisti lasciata dallo Stato tra i rifiuti

Mafia, disoccupazione, droga e immigrazione clandestina. Sono tanti i problemi dell’Italia ma il nostro Paese continua a vantarsi di non aver ancora subìto un attentato terroristico. Vero, ma sono oltre 40 gli italiani rimasti vittime del terrorismo islamico nel corso degli ultimi 17 anni. Vittime spesso dimenticate dallo Stato come Benedetta Ciaccia, morta il 7 luglio 2005 nell’attacco terroristico alla metropolitana di Londra (guarda il video).

L'attentato di Londra del 2005: Benedetta unica vittima italiana

Il corpo di Benedetta, analista finanziaria romana di 31 anni, era stato ritrovato e identificato dopo svariati giorni dal padre Roberto e dal fidanzato Fiaz Bhatti, pachistano di fede islamica. I due si erano conosciuti tre anni prima e convivevano a Norwich, a nord di Londra, e si sarebbero dovuti sposare nel settembre dello stesso anno. Quel tragico 7 luglio Benedetta prese il treno alle 6,25 del mattino ma arrivò alla stazione Liverpool Street 17 minuti dopo l’orario previsto, un ritardo che le è stato fatale. Suo padre, all’epoca, aveva raccontato la storia di Benedetta, descrivendola come una donna molto volenterosa: "Ha fatto tutto da sola. È venuta qui come ragazza alla pari mentre studiava. Ha preso quattro diplomi. Dopo 2-3 anni ha trovato lavoro al Financial Times, e dopo due anni ha iniziato a studiare informatica, quindi ha trovato lavoro alla Penguin Books".

Il parco 'conteso'

Da quel momento Roberto ha iniziato la sua lotta contro la burocrazia per cercare di onorare la memoria di Benedetta. L’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, nel 2006, decise di dedicarle un parco in via Odoardo Giove, a Torrevecchia non lontano dalla casa di famiglia dove la ragazza è nata e cresciuta. Ma, prima la costruzione di un supermercato, poi un’area cani, hanno ridotto quell’area verde in un giardino di piccole dimensioni. Alla fine i genitori di Benedetta optano così per una traversa di via del Forno Saraceno, a Selva Candida, dove abita una delle loro figlie. Il parco, invece, viene intitolato a Nicholas Green, il bambino californiano che era stato ucciso nel 1987 in un tentativo di rapina sulla Salerno-Reggio Calabria e la famiglia decise di donare i suoi organi.

La targa (mai) inaugurata in una strada abbandonata

Tutto è bene quel che finisce bene? Magari. Il Consiglio comunale di Roma, nel 2011, decide con un voto all’unanimità di dedicare quella stradina a Benedetta. Due anni più tardi la Commissione toponomastica del Comune comunica a Roberto Ciaccia di aver “espresso parere favorevole” all’iniziativa ma, dato che si tratta di una via in costruzione l’intitolazione avverrà “non appena saranno completati i lavori”. La targa, alla fine, verrà apposta soltanto il 17 novembre 2015, ben dieci anni dopo la sua morte e senza una cerimonia ufficiale da parte delle autorità."Mia figlia non è più nessuno, dovevano intestarle una via ma i lavori per la riqualificazione non sono mai partiti, e la targa è rimasta per anni a prendere la polvere tra le scartoffie. I politici non hanno rispetto neanche per i morti", disse tre anni fa il papà di Benedetta, intervistato dall’Espresso.

E ora? Ora, sarà cambiato qualcosa? Dal 2011 ad oggi Roma ha cambiato tre sindaci ma quella strada resta senza illuminazione e senza marciapiedi. Insomma, nulla è cambiato e, ora, il padre, nel corso di un corteo dedicato alle ‘vittime dimenticate’ come sua figlia, si è rivolto direttamente al sindaco Virginia Raggi che lo ascoltava dal vivo.“La ringrazierò molto se riusciremo a fare luce in tutti i sensi perché mia figlia è morta e, stando lì al buio, sembra sia stata uccisa un’altra volta”.

E ha aggiunto:“Solo i familiari delle vittime possono capire quanto soffriamo perché ci è cambiata la vita”.

Commenti