Cronache

Carcere giusto per chi calpesta le nostre leggi

Salvare chi viola norme e lede l'immagine del nostro Paese sarebbe un grave precedente

Carcere giusto per chi calpesta le nostre leggi

I giudici hanno deciso di dormirci sopra e attendere quest'oggi per annunciare eventuali provvedimenti contro Carola Rackete. Questa pausa ci preoccupa. Sul caso di questa pseudo-eroina della sinistra non c'è nulla da capire.

Le sue violazioni delle norme nazionali e internazionali si sono svolte alla luce del sole in aperto segno di provocazione. Ha sfidato le norme internazionali quando ha portato la Sea Watch dentro la zona Sar libica mettendosi in illecita competizione con la Guardia costiera libica per aggiudicarsi un carico di migranti. Ha apertamente calpestato le leggi italiane quando ha fatto rotta verso la nostra penisola infrangendo il blocco ed entrando nelle nostre acque territoriali. Ha messo a rischio la vita dell'equipaggio di una motovedetta della Guardia di Finanza quando, pur d'attraccare, l'ha stretta contro la banchina tentando di schiacciarla con il peso delle sue 60 tonnellate. Tutto questo basta per spedirla in galera e tenerla dietro le sbarre per almeno qualche anno. Come del resto succederebbe a qualsiasi italiano colpevole di aver violato un posto di blocco tentando d'arrotare le Forze dell'ordine.

Ma ci sono anche altre più importanti ragioni per esigere una «tolleranza zero» nei suoi confronti. La prima è l'indebita e immeritata maschera d'eroina cucitale addosso dalla parte peggiore di questo paese, ovvero da quella sinistra sempre pronta a calpestare gli interessi nazionali e il prestigio dell'Italia. Gli atteggiamenti della «capitana» sprezzante e boriosa quand'era ai comandi della sua nave da 50 metri, ma piagnucolosa e pronta a invocare inesistenti ragioni di necessità una volta in Tribunale ci dà la misura della miseria umana del personaggio.

Per non parlare del tentativo di scaricare sulla Guardia di Finanza la responsabilità della manovra che ha messo in pericolo l'equipaggio della motovedetta. Garantire la libertà a una persona non solo colpevole, ma anche bugiarda e vigliacca come Carola Rackete significa offrire un pessimo esempio ai nostri concittadini e soprattutto ai più giovani. Le leggi sono il fondamento dello stato di diritto e della comunità nazionale. Rilasciarla significa accettare che si possa prima calpestarle e poi salvarsi inanellando patetiche frottole e scaricando sulle proprie possibile vittime le proprie responsabilità.

Ma il ritorno in libertà di questa bugiarda sarebbe anche gravemente lesivo dell'immagine dell'Italia. Tra sabato e domenica alcuni esponenti del governo francese e tedesco hanno accusato il nostro paese di mancanza di umanità nei confronti dei migranti. Sono accuse infamanti e non solo perché entrambi i paesi avevano tre settimane di tempo per offrire un loro porto alla Sea Watch o accogliere il suo carico di migranti, ma anche per la condotta di Parigi e Berlino. Due capitali che sul tema migrazione dovrebbero imporsi un rispettoso silenzio.

Parigi continua a respingere migliaia di migranti verso la frontiera italiana. La Germania li ha addirittura narcotizzati per riuscire a metterli senza fatica sui voli per il nostro paese. Per non parlare dei 500 migranti afghani costretti da Berlino a tornare in un paese straziato dalla guerra. Rimettendo in libertà la pirata Carola finiremo per dare ragione a chi ci accusa e confermeremmo quell'immagine di stato zimbello che molti in Europa stanno tentando di cucirci addosso. Un tentativo che nasconde quello, molto più insidioso, di trasformarci nel campo profughi dell'Europa.

Un tentativo di cui la signora Carola Rackete è un ben pagato strumento.

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