Cronache

Quella carezza che sembra un quadro

Il gesto di affetto è uno schiaffo ai buonisti anti polizia

Quella carezza che sembra un quadro

M i chiedono di commentare una di quelle immagini che resteranno nella memoria. Ho detto che sembrerebbe più adatta a farlo la Boldrina, per la retorica che potrebbe evocare. Ma l'immagine del poliziotto con il suo casco, come un elmo, che stringe fra le mani la testa di una migrante in lacrime, e che poi la accarezza, la consola e cerca di aiutarla, dopo che lei ha urlato la sua disperazione, è la migliore risposta al buonismo di chi trovava ingiustificata, e non voleva sulle navi di salvataggio delle Ong, la presenza dell'esercito e delle forze dell'ordine, come se esse rappresentassero non una difesa e una garanzia, ma la testimonianza di una offensiva bellicosa.

Chi è inerme ha diritto a essere protetto. E questo poliziotto che si intenerisce davanti alla donna piangente non è lo strumento della repressione, ma il simbolo (...)

(...) della solidarietà di uno Stato civile contro il cinismo di chi favorisce immigrazioni incontrollate, non per offrire opportunità ai profughi e ai clandestini (categorie difficili da distinguere) ma per trarne vantaggi economici. Lo aveva anticipato il procuratore Carmelo Zuccaro di Catania. Ma oggi è convinzione diffusa, davanti alle forme di cinismo, che umiliano e sfruttano i più deboli.

Il gesto del poliziotto è una testimonianza di verità e umanità che va al di là di qualunque pregiudizio e di qualunque ideologia. Un uomo - e questo è un uomo - ha di fronte una donna che soffre. La carezza. Cos'altro dovrebbe fare? Le sue armi non sono offensive, non trasformano le ragioni del cuore. Da quel soldato la donna avrà protezione materiale e protezione spirituale. L'immagine, diffusa da una falsa sinistra, di una polizia violenta, è pura e triste retorica che questa fotografia smentisce; ed è la migliore risposta a quella Boldrina che il 2 giugno guarda con sufficienza alle forze dell'ordine, e non applaude al passaggio della Folgore. Oggi sarà rimasta folgorata da questa immagine, che per noi è una conferma.

In compenso la Boldrina, imbarazzata davanti a questa fotografia, ha trovato il suo vendicatore nel sindaco di Francavilla al mare che, in preda a deliri distruttivi, ha iniziato ad abbattere un edificio di linee fasciste ispirate all'Eur, benché realizzato nel 1947. Lì non c'è stato un soldato che ha avuto pietà di quella architettura come della migrante in lacrime. Il sindaco ha chiamato le ruspe, in spregio allo Stato e alle indicazioni della Soprintendenza, per dare una prova di forza, e cancellare la memoria di un edificio a lui ingrato benché circondato da un'edilizia spregevole che evidentemente non lo disturba. E se abbiamo provato una sensazione di gioia davanti alla fotografia del soldato pieno di umanità, proviamo dolore davanti a immagini di distruzione, in una terra colpita dal terremoto che dovrebbe vedere speranza e ricostruzione e non ulteriori abbattimenti, ferite, insensate prepotenze. Usciamo da questa giornata con una consolazione e una amarezza. L'intolleranza è un male verso le persone e verso la memoria. E genera mostri.

Il gesto delle due mani del soldato sul volto della donna è carico di speranza, di futuro, di umanità, che prevalgono su ogni distanza tra uomo e uomo. Realizza il principio cristiano: «Homo homini deus», e richiama pittoricamente le imposizioni delle mani del padre sul figliol prodigo nel dipinto di Rembrandt all'Ermitage. In quelle mani, più ancora che in un abbraccio, c'è uno slancio istintivo, di somiglianza, di identificazione. Quell'immagine ci ritornerà frequentemente alla mente.

Quelle mani sono anche le nostre.

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