Cronache

Caso Diaz, Cassazione: "Massacro ingiustificabile"

Depositate le motivazioni della condanna: "Violenze della polizia e immotivati arresti di no global inerti e innocenti"

"Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no global inerti e innocenti, hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero". A distanza di quasi tre mesi dal verdetto, la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni del processo agli scontri alla scuola Diaz durante il G8 del 2001 che ha decapitato i vertici della polizia.

Secondo la Suprema Corte, la "gravità" dei reati commessi dai funzionari della polizia, come quello della violazione "dei doveri di fedeltà" delle calunnie e dei falsi, ha legittimato il "no" al "riconoscimento delle attenuanti generiche" a favore degli imputati. "Hanno commesso una consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati - si legge nelle motivazioni della Cassazione - realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura". Per la Cassazione, l'operazione alla scuola Diaz al termine del G8 del 2001 "si è caratterizzata per il sistematico ed ingiustificato uso della forza" da parte di tutti i poliziotti che hanno fatto irruzione. "La mancata indicazione, per via gerarchica, di ordine cui attenersi" si è tradotta "in una sorta di 'carta bianca', assicurata preventivamente e successivamente" all’operazione. Per la Suprema Corte, tutti erano liberi di "usare la forza ad libitum".

Nelle motivazioni la Cassazione ha poi evidenziato, come già fatto dalla Corte d’Appello di Genova, "l’odiosità del comportamento" dei vertici di comando. "Di chi, in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari - è scritto - una volta preso atto che l’esito della perquisizione si era risolto nell’ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze". In pratica, a detta della Cassazione, crearono verbali menzogneri "funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa".

Ed avevano formulato le accuse "in modo logico e coerente, tanto da indurre i pubblici ministeri a chiedere, e ottenere seppure in parte, la convalida degli arresti".

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