Cronache

La Cassazione mette in croce il laicismo

Il nuovo soprannome del pensiero debole si chiama "libertà negativa di religione", ed è quella che un docente "laico" di un istituto professionale umbro reclamava nella sua aula.

La Cassazione mette in croce il laicismo

Il nuovo soprannome del pensiero debole si chiama «libertà negativa di religione», ed è quella che un docente «laico» di un istituto professionale umbro reclamava nella sua aula. A lui dava fastidio il crocefisso appeso al muro: prima di parlare lo staccava dal muro per poi riappenderlo nuovamente, non senza lasciarsi andare a qualche commento ingiurioso nei confronti del dirigente, come riporta Orizzontescuola. Forse è per questo che si è beccato un mese di sospensione... Certo, bisognerebbe chiedere al professore che intralcio desse alla «laicità» dei suoi insegnamenti la storia di un uomo che (ci si creda o no) predicava il perdono e l'amore. Ma tant'è.

Per una volta le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno riconosciuto il patrimonio culturale che il crocefisso rappresenta per «l'esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo». E dunque l'effige del Cristo morente non è «un atto di discriminazione del docente dissenziente» e non è un attacco alla «libertà di coscienza in materia religiosa del docente». Di fronte a una scelta condivisa dagli studenti e deliberata dall'assemblea il «potere di veto» del docente dissenziente non ha valore, sebbene la scuola abbia adesso il dovere di «trovare una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione». Né l'aver insegnato in presenza di un crocefisso gli ha causato alcun danno, e dunque nessun risarcimento gli è dovuto.

Per usare una metafora religiosa (che al docente non piacerà) chi sta in cattedra recita contemporaneamente tre ruoli in commedia: è vittima, altare e carnefice, come Gesù durante la celebrazione. È il professore a sacrificare sulla cattedra la sua vita all'insegnamento, è lui il sacerdote della liturgia, è lui a dover insegnare ai suoi alunni/fedeli ciò che giudica essere cruciale per la formazione dei suoi studenti. E al chiuso della sua aula è giusto che niente e nessuno interferisca. Si può discutere sul fatto che nascondere alla vista dei suoi studenti il simbolo di una religione che ha cambiato la Storia puzzi di censura. Si può obiettare che in nome di Gesù siano state compiute ignobili nefandezze, che la tunica bianca della Chiesa in questi anni si sia macchiata per colpa della pedofilia, per un uso un po' spregiudicato delle finanze vaticane, per qualche esuberanza di troppo di uno dei suoi sacerdoti.

Più facile supporre però che il pensiero laico, relativista, che si piega alle mode del tempo, è troppo debole per sopportare la visione di un uomo che ha scelto la sofferenza e la morte a un comodo trono divino.

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