Le cene a base di astice: così i militari incastrano agenti del carcere a Latina
16 Settembre 2019 - 14:04Un ispettore (ora in pensione) provvedeva a consegnare i pizzini per conto dei capi malavitosi e organizzava scambi di cella, per permettere loro di incontrarsi
Dodici mila euro in sei mesi. Sarebbe stata questa la somma pagata in cambio di una permanenza di lusso nel carcere di Latina. Questa mattina, i carabinieri hanno dato esecuzione a 34 misure di custodia cautelare. In manette sono finiti i capi della malavita, facenti parte di due organizzazioni criminali e due agenti della polizia penitenziaria. Le ipotesi di reato sono spaccio, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, corruzione, falso ideologico e altri reati.
La maxi operazione di oggi è il risultato delle indagini iniziate nel 2017, che hanno portato alla luce due organizzazioni criminali, una interna e una esterna al carcere di Latina. Dall'interno, i capi della malavita organizzavano azioni criminali, che poi tramandavano all'esterno, dove i malviventi si dedicavano allo spaccio di droga. Secondo quanto riporta AdnKronos, le indagini sarebbero parite da una cena a base di astice consumata in carcere, che avrebbe insospettito i vertici della casa circondariale, spingendoli a segnalare la stranezza. Così, i carabinieri hanno avviato l'indagine, che ha visto coinvolti nei traffici illeciti anche due agenti penitenziari.
Dall'inchiesta è emerso che, per permettere ai capi della malavita di incontrarsi tra loro, gli agenti corrotti organizzavano scambi di cella. Inoltre, uno degli ispettori fungeva da "postino" per i criminali: sembra prestasse il cellulare ai detenuti, per permettere loro di impartire ordini all'organizzazione esterna al carcere, e consegnava pizzini per conto dei malavitosi. Non solo. Sembra, infatti, che uno degli agenti penitenziari fosse solito consumare droga con gli spacciatori, fuori dal carcere, e portasse hashish e cocaina all'interno della casa circondariale.
Tutti questi servizi sarebbero costati ai malavitosi 12mila euro in 6 mesi, intascati dall'ispettore accondiscendente, che aveva addirittura un proprio tariffario.
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