Cronache

"Frase di Mussolini in ufficio Agenzia delle Entrate": è bufera a Genova

La Cgil ha chiesto all'Agenzia delle Entrate di intervenire nei confronti del dirigente che avrebbe appeso alla parete del suo ufficio una frase di Mussolini incorniciata. Il sindacato: "Grave offesa a principi di libertà e democrazia"

"Frase di Mussolini in ufficio Agenzia delle Entrate": è bufera a Genova

"È l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende". Si tratta di una delle frasi più celebri tra quelle attribuite a Benito Mussolini, che il duce avrebbe pronunciato in un discorso del 1934. La stessa frase che alcuni impiegati dell'Agenzia delle Entrate di Genova hanno trovato incorniciata in una stampa appesa al muro dell'ufficio di un dirigente dell'Ufficio territoriale di Genova 2, a Sampierdarena. La targa si trova a fianco di quella contenente la foto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La denuncia è arrivata alla segreteria genovese della Cgil, che ha espresso in un comunicato il suo sdegno sulla vicenda.

"Abbiamo ricevuto la segnalazione dai lavoratori che presso l’Ufficio Territoriale di Genova 2 dell’Agenzia delle Entrate, un Dirigente della stessa, ha affisso, allestendo il suo ufficio, una stampa con la scritta 'L’aratro traccia il solco, ma è la spada che lo difende', frase riferibile a Benito Mussolini, pronunciata in un suo discorso del 1934. Atti simili sono un segnale di ignoranza per quanto tragicamente accaduto durante la dittatura fascista. Auspichiamo un immediato intervento dei Direttori Regionale e Provinciale dell’Agenzia delle Entrate volto, oltre a porre immediato rimedio, a prendere le distanze da quanto accaduto", si legge nella nota diffusa dalla sigla sindacale. Che poi, come riporta Primocanale, ha aggiunto: "Si tratta di una grave offesa ai principi di libertà e democrazia sanciti dalla nostra Costituzione, nata dalla lotta di Liberazione antifascista, nel cui alveo agisce la pubblica amministrazione, con il fine di operare per conto dello Stato per rendere esigibili quei principi.

Atti simili che, oltre a offendere i lavoratori ed i cittadini tutti, recano discredito sulla pubblica amministrazione vanno condannati e non si devono più ripetere".

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