Cronache

Condannato due volte per lo stesso reato: a ergastolano 6 anni di riduzione pena

L'errore della magistratura: Maffodda condannato a espiare due volte la stessa pena a 6 anni di reclusione, per un reato accessorio al duplice omicidio di via Muratori

 Condannato due volte per lo stesso reato: a ergastolano 6 anni di riduzione pena

“Ne bis in idem”, recita il principio giudiziario (noto anche come divieto del doppio giudizio) che vieta di essere di nuovo giudicato chi è già stato assolto o condannato in un precedente giudizio.

E’ il caso di Mario Maffodda, 59 anni, originario di Palmi, nel Reggino, ma cresciuto a Taggia, in provincia di Imperia, reo confesso del duplice omicidio di via Muratori, a Milano, avvenuto il 10 settembre del 2012, nell'ambito di un regolamento di conti fra trafficanti internazionali di cocaina, in cui persero la vita: Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Payano.

Secondo quanto comunicato dal suo difensore, l’avvocato Mauro Gradi, del Foro di Genova, la magistratura avrebbe commesso un errore, condannando Maffodda a espiare due volte la stessa pena a 6 anni di reclusione, per un reato accessorio all’omicidio: da una parte assorbito nella pena principale dell’ergastolo; dall’altro conteggiato in modo separato.

“Proprio in queste ore è intervenuta un’importante decisione del gip di Monza, che ha accolto in toto l'incidente di esecuzione da noi presentato - avverte il legale, anch’egli originario di Taggia -. Il grave errore dell'autorità giudiziaria è consistito nell'aver conteggiato due volte e nell'aver indebitamente fatto espiare due volte la stessa pena, vale a dire, una condanna a 6 anni che pacificamente è assorbita in un’altra”.

Prosegue l’avvocato Gradi: “Così il gip, sciogliendo la riserva dopo l'udienza del 13 settembre scorso, ha disposto con ordinanza che il pm provveda al ricomputo della pena che l'imputato deve scontare tenuto conto del mancato assorbimento della condanna a 6 anni in altra condanna superiore, mancato assorbimento con conseguente doppia indebita espiazione dovuta ad erroneo provvedimento di cumulo delle pene”. Mario Maffodda era tornato in libertà nel novembre del 2011, dopo trent’anni di carcere, ma meno di un anno dopo si è reso colpevole dell’efferato delitto.

Il legale, che ha già annunciato l’intenzione di chiedere la riparazione per ingiusta detenzione, punta con questa decurtazione di sei anni, di ottenere una riduzione dei termini per i benefici penitenziari.

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