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Conte s'inventa pure i "prestiti d'amore"

Viaggio flop al Nord, il premier chiede l'elemosina alle banche

Conte s'inventa pure i "prestiti d'amore"

Dopo gli «affetti stabili» con i congiunti, arriva «l'atto d'amore». Giuseppe Conte, non riuscendo a dispensare né lavoro né soldi, ne inventa una al giorno per allietare la quarantena (ormai ci avviamo alla ottantena) degli italiani. A zonzo per il Nord Italia, non si capisce bene a fare che cosa, il premier ha deciso di rispondere così a chi gli chiedeva come fosse possibile presentarsi a mani vuote: «Chiedo alle banche un atto d'amore», non specificando se verso di lui o verso i clienti, «congiunti» agli istituti di credito. Una supplica imbarazzante che svela il segreto di Pulcinella. Altro che «stanziamenti poderosi» e «decreti economici straordinari», come ebbe a dire più volte nelle sue conferenze stampa serali. La verità è che non c'è un euro, né per le imprese né per le famiglie. Se la vedano tra privati, che lo Stato al massimo può garantire, in parte, eventuali finanziamenti.

È questa l'amara verità che stride con quello che avviene negli altri Paesi europei. Faccio un esempio. Ieri la Germania ha annunciato uno stop al piano di riapertura perché i contagi sono leggermente aumentati. Visto, può dire qualcuno, che l'Italia fa bene a tenere tutto chiuso? Certo, si può tenere tutto chiuso anche per anni se lo Stato provvede in tempo reale alle necessità economiche di famiglie e imprese, con finanziamenti il più delle volte a fondo perduto che arrivano direttamente sui conti bancari.

Da noi invece ci vogliono cornuti e mazziati. A milioni di italiani è impedito di spostarsi e lavorare, ma si pretende che si arrangino. Nessuno, a parte i 600 euro (una miseria) a tre milioni di partite Iva, ha ancora visto un euro, neppure quelli che dovrebbero essere garantiti dalla Cassa integrazione straordinaria approvata ma non attuata.

Certo che i tedeschi e i francesi possono aprire e chiudere in base all'andamento dell'epidemia. Sia la Merkel sia Macron agiscono su due rubinetti: chiudono quello del lavoro e contemporaneamente aprono quello dei sussidi e viceversa.

Conte invece chiede «atti d'amore» alle banche, che è un po' come chiedere pietà al boia quando già sei sul patibolo. Noi invece, a nome dei tanti milioni di italiani sull'orlo della povertà, chiediamo un «atto di amore» al governo: o ci liberi, nel rispetto di regole antivirus, o ci mantieni.

In realtà c'è una terza opzione d'amore: caro presidente, liberaci di te.

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