Cronache

Controllori, militari e cittadini vittime della furia dei migranti

Ecco perché la politica del “dentro tutti e poi si vede” è risultata fallimentare e ha destabilizzato l’ordine pubblico

Controllori, militari e cittadini vittime della furia dei migranti

L’11 maggio 2013 a Milano un immigrato irregolare ghanese, Adam Mada Kabobo, uccideva a picconate tre persone, seminando il terrore nel quartiere Niguarda. Kabobo era irregolare in Italia, con precedenti per resistenza, rapina, furto e stupefacenti, foto-segnalato nel 2011 in Puglia e intimato all’espulsione. La vicenda purtroppo era solo “l’antipasto” di un fenomeno che sarebbe nel tempo degenerato. Sono molti infatti i casi verificatisi in seguito, come quello del 1 settembre 2014 a Jesi, in provincia di Ancona, quando un venticinquenne disoccupato nigeriano, tale Precious Omobogbe, rubava due machete da un’armeria della città e per quasi due ore seminava il panico minacciando i passanti prima di essere disarmato e arrestato dai Carabinieri. Il 20 settembre 2015 un controllore della Contram in servizio sulla linea Macerata-Ancona veniva aggredito a calci e pugni da un soggetto nigeriano sprovvisto di documenti. Il 6 agosto 2016 a Milano, nei pressi della Stazione Centrale, un ventiseienne dell’Angola privo di impiego e senza fissa dimora prendeva a pugni quattro passanti senza alcun motivo prima di venire bloccato dalle forze dell’ordine. Il 16 maggio 2017 un ventunenne del Mali picchiava selvaggiamente un capotreno all’altezza di Lungavilla, nel pavese, “colpevole” di aver controllato il biglietto. Lo scorso 20 maggio a Napoli un ventitreenne cittadino del Gambia, irregolare sul territorio, con precedenti penali e privo di documenti di identità, aggrediva a bottigliate due persone e ne accoltellava un’altra alla gola.

Il soggetto veniva arrestato e condotto presso il carcere di Poggioreale. Nove giorni dopo a Monza un ventenne del Gambia aggrediva e derubava un anziano in via Cavallotti, prima di venire bloccato da alcuni passanti e preso in consegna dalle forze dell’ordine. Il 9 luglio scorso una ventiduenne nigeriana richiedente asilo aggrediva a morsi sul treno Sondrio-Lecco un controllore che le aveva chiesto il biglietto. Il giorno seguente al Giambellino, quartiere di Milano, un automobilista veniva aggredito con un coltello di 21 centimetri da un quarantenne cittadino marocchino, tale Tarik Arrouch, con numerosi precedenti per furto, rapina, ricettazione, spaccio, resistenza a pubblico ufficiale. La “colpa” dell’automobilista era quella di aver chiesto ad Arrouch di spostarsi dalla carreggiata perché con la bici occupava il transito delle auto. Il 12 luglio scorso un trentottenne camerunense ubriaco, clandestino e con precedenti penali infastidiva alcune persone presenti all’esterno di un asilo nido di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. All’arrivo dei Carabinieri l’uomo si rifiutava di fornire le proprie generalità e aggrediva anche i militari. L’africano veniva arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. In tasca aveva anche un cacciavite di 20 centimetri. Il 23 luglio a Roma un cittadino del Mali di 25 anni aggrediva un controllore dell’ATC che aveva chiesto di mostrare il biglietto e in seguito un agente fuori servizio intervenuto per farlo scendere dal mezzo. Ieri l’ultima aggressione, questa volta a Santa Colomba, in provincia di Siena, dove un diciannovenne ivoriano, già allontanato dal centro di accoglienza dove era ospitato proprio perché troppo violento, ha accoltellato il conducente di un bus di linea e ha poi lanciato una damigiana di vino su un’auto dei Carabinieri per poi tentare di aggredirli a coltellate. I militari hanno dovuto sparare e ferirlo a una gamba. È emerso che il soggetto in questione era in attesa di espulsione.

Questi sono solo alcuni dei casi di aggressione verificatisi sul territorio nazionale che hanno visto come target controllori di treni e bus, agenti di polizia, militari, comuni cittadini ed anche immigrati regolari che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Casi che evidenziano un preoccupante fenomeno, quello del dilagare di aggressioni messe in atto da personaggi provenienti dall’Africa, per lo più irregolari, che pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo in Italia. Ciò non significa che immigrazione e criminalità sono sinonimi, ma piuttosto che le politiche dell’accoglienza indiscriminata messe in atto dagli esecutivi, senza alcun filtro, senza i necessari respingimenti per chi non ha diritto di entrare in Italia, hanno portato a una situazione fuori controllo al punto che oggi sono in molti a non sentirsi più tranquilli di svolgere il proprio lavoro o semplicemente di girare in strada. La politica del “dentro tutti e poi si vede” è risultata fallimentare al punto da destabilizzare pesantemente l’ordine pubblico, come dimostrano i fatti. Si è dibattuto a lungo sul fatto che con i barconi possono infiltrarsi i jihadisti e ciò è stato confermato da diversi casi, ma vi è un altro fenomeno altrettanto grave ed è quello dell’ingresso in territorio nazionale di soggetti pericolosi, magari evasi, ex detenuti, con problemi psichici, spesso provenienti da paesi che non sono in guerra, liberi comunque di circolare in Italia.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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