Cronache

Così si divide la Chiesa di Papa Bergoglio

La Chiesa contemporanea è sempre più divisa tra progressisti e tradizionalisti, ma il tutto rimane all'interno di uno scontro dottrinale

Così si divide la Chiesa di Papa Bergoglio

È il grande tema che sta coinvolgendo i fedeli di tutto il mondo. La settimana scorsa, il cardinale Mueller - nel sottolineare il rischio di uno scisma - è tornato a sollevare alcune questioni che aveva già posto tramite un'intervista qualche mese fa. Burke, dalle pagine del Giornale.it, ha dichiarato che il pericolo di una vera e propria divisione risiede nella "confusione". Papa Francesco, dal canto suo, non risponde a queste affermazioni e anzi rilancia denunciando il "terrorismo" del chiacchiericcio. Il dibattito interno alla Chiesa cattolica è più vivo che mai e le questioni aperte durante questo pontificato restano tali. I "dubia" su "Amoris Laetita" di Caffarra, Meisner, Brandmueller e Burke non hanno ricevuto risposta. Stessa sorte è toccata alla "Correctio filialis". Per i tradizionalisti, il pontificato di Bergoglio è divisivo. Per quelli che sono stati definiti "guardiani della rivoluzione" - invece - la pastorale del Papa è tanto rivoluzionaria quanto inevitabile ai fini di un vero e proprio cambiamento. La Chiesa, per il Papa e per i cardinali, anche per i più critici, non dovrebbe mai essere definita come "divisa". L'esistenza di visioni differenti e di critiche al pontificato, tutte emerse nel corso di questi anni, consentono tuttavia di disegnare una vera e propria geografia della Chiesa cattolica contemporanea.

L'episcopato della Polonia è spaccato: i vescovi della nazione di Giovanni Paolo II hanno organizzato, solo lo scorso ottobre, un "rosario contro l'invasione islamica" alle frontiere. Monsigor Pieronek, però, già segretario generale della Conferenza episcopale polacca, sostiene che questa rigidità nei confronti dell'accoglienza ai migranti sia sbagliata. In Ungheria, il vescovo ausiliare di Budapest, ha definito la rete di Orban innalzata verso la Croazia come "una misura efficace". In Africa la situazione non è meno agitata: il cardinale Sarah, considerato da molti come un uomo in grado di imbarazzare gli altri porporati per via dell'inossidabile fede, è stato corretto da Papa Francesco sull'interpretazione del Motu Proprio "Magnum principium". La Chiesa africana, per necessità di tenere ferma la barra della liturgia, sta dimostrando di essere la più restia ad accogliere i presunti cambiamenti impressi dal Papa. Il cardinale ghanese Turkson, considerato molto contiguo al Papa argentino, si è così espresso sull'immigrazione di massa proveniente dal suo continente: "E' arrivato il momento di chiudere il rubinetto". Altre frizioni con l'episcopato africano, poi, si sono verificate in occasione del Sinodo sulla famiglia del 2015. L'Africa, essendo il continente dove i cattolici crescono maggiormente per numero, è decisiva per il futuro del cattolicesimo.

La Germania cattolica è storicamente interessata dalla disputa tra i "progressisti" e i "conservatori". Divisione che sta coinvolgendo anche il pontificato di Francesco: il cardinale Marx - già oppositore dottrinale di Benedetto XVI - è oggi un fervente sostenitore delle riforme di Bergoglio. Un altro prelato tedesco vicino al Papa - poi - è Walter Kasper, da sempre considerato l'uomo di punta della teologia "progressista" antiratzingeriana. Sul fronte opposto ci sono i già citati Mueller e Brandmueller. I vescovi statunitensi hanno respinto per la commissione bioetica la candidatura di Cupich, che il Catholic Herald ha definito come quella di Bergoglio. La ricezione non pacifica dell'Obamacare da parte dell'episcopato americano aveva rappresentato la spia dell'esistenza di sensibilità diverse. Migranti e dottrina - insomma - restano i campi minati sui quali la Chiesa si confronta ormai quotidianamente.

Lo "scisma" però sembra rimanere uno spettro agitato soprattutto per suscitare scandalo nell'opinione pubblica. La divisione potrebbe al limite essere "de facto", così come dichiarato da Marcello Pera nel luglio scorso. I cardinali dei "dubia" non hanno mai paventato questa ipotesi. Il cardinale Mueller ha citato il "rischio", nient'altro. Gli episcopati scettici sull'operato del Papa, oltre ad essere a loro volta divisi all'interno, non hanno mai messo in discussione la loro fedeltà al pontefice. Benedetto XVI è stato attaccato, per quasi tutta la durata del suo pontificato, dal lato sinistro della curia oltre che dall'intellighenzia di certa sinistra radical chic. Esistono, questo è certo, pareri molto contrastanti e scontri dottrinali evidenti, ma la discussione vaticana potrebbe restare semplicemente all'interno di quella discussione dottrinale che è sempre esistita.

Il prossimo conclave, quello sì, è destinato far emergere le frizioni, specie dovendo decidere se dare o meno continuità alla pastorale di Papa Francesco.

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