Politica

Delinquenti a Cinque Stelle

I grillini gettano la maschera: stanno con i no global che hanno picchiato gli agenti e messo in scena la decapitazione di Renzi

Delinquenti a Cinque Stelle

Non basta mettersi la giacca e la cravatta. Non serve neppure indossare il volto rasato e rassicurante di Luigi Di Maio, se poi si difendono i violenti. La vera anima del Movimento 5 Stelle è quella che abbiamo visto in questi giorni al G7 di Torino. Sciarpe calate sul volto, sassi e botte contro le forze dell'ordine, fantocci di Renzi e Poletti decapitati in piazza con la ghigliottina. Sono questi gli amici di Grillo. Dal virtuale al reale, Rousseau diventa Robespierre e fa rotolare le teste. Il Movimento 5 Stelle, ancora una volta, ha scelto di stare con l'illegalità, con il ciarpame dei centri sociali, coi delinquenti che prendono a sassate gli agenti di polizia. Gli scontri avvenuti a Venaria - comune amministrato da una giunta pentastellata - sono la coerente degenerazione di una politica della violenza. E, a forza di berciare dai palchi che bisogna eliminare i politici e spaccare tutto, alla fine un cretino che lo fa davvero salta sempre fuori.

Ieri, al termine di una giornata di scontri (8 agenti feriti, uno con un trauma cranico), una consigliera M5s twitta inferocita: «Sembra impossibile, Andrea libero subito». E l'Andrea in questione è Andrea Bonadonna, leader del centro sociale torinese Askatasuna, arrestato per aver menato un poliziotto. E i grillini lo vogliono libero. Loro, che sventolano le manette contro i politici e che vorrebbero mettere dietro le sbarre mezzo Paese, chiedono la scarcerazione di uno che picchia i poliziotti. Perché il brodo di coltura è lo stesso, ed è quello dell'antagonismo, dei vecchi arnesi della sinistra No global e dei No Tav. Il centro sociale Askatasuna è un bubbone che andrebbe estirpato, una zona franca dell'illegalità che deve essere chiusa, non coccolata. Non è tollerabile che un sindaco, un uomo delle istituzioni - è il caso del primo cittadino di Venaria - ammetta di condividere le ragioni di una protesta che le istituzioni le calpesta.

Non basta andare col vestito della festa alle convention di Confindustria o al forum Ambrosetti per camuffare la propria identità. E Di Maio, che si affretta a precisare che loro non stanno coi violenti, mette una toppa più evidente del buco e cerca di nascondere dietro la sua sagoma di cartone un esercito di teste calde. Ma un movimento politico non può stare con i delinquenti, mai.

Altrimenti è un pericolo per il Paese.

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