Cronache

Delitto Mollicone, l'Arma si costituisce parte civile

Il 13 novembre l'udienza preliminare per il processo che vede indagati l'allora comandante della caserma di Arce, insieme alla moglie e al figlio, tutti accusati di concorso in omicidio

Delitto Mollicone, l'Arma si costituisce parte civile

L'Arma dei carabinieri intende costituirsi parte civile nel processo per l'omicidio di Serena Mollicone. La richiesta, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, sarebbe già stata depositata, in vista dell'udienza preliminare del 13 novembre. Sarà compito del gip valutarla, insieme all'eventuale rinvio a giudizio dell'allora comandante della caserma dei carabinieri di Arce, la moglie e il figlio, tutti accusati di concorso in omicidio.

L'omicidio Mollicone

Serena Mollicone scomparve il primo giugno del 2001, all'età di 18 anni. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quel giorno la ragazza si era recata all'ospedale, a 10 chilometri da Arce, paese dove abitava, per una visita medica, terminata alle 9.30 del mattino. Poi era stata avvistata in una panetteria e nella piazza principale del paese. Quel giorno avrebbe dovuto incontrare il suo ragazzo e poi terminare la tesina per l'esame di maturità. Ma Serena non fece mai più ritorno a casa e sparì nel nulla. Il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo, in un boschetto, già ispezionato precedentemente. La testa della ragazza era avvolta in un sacco di plastica e mani e piedi erano stati legati con scotch e fil di ferro. Anche la bocca era avvolta dal nastro adesivo.

Le indagini

Inizialmente, per la morte della ragazza i sospetti si concentrarono su un carrozziere, prima arrestato e poi prosciolto. Poi venne coinvolto anche il padre di Serena, Guglielmo, rilasciato poco dopo, che da quel giorno si batte per la verità. Nel corso delle indagini, però, venne accertato che la ragazza, quel giorno, era andata in caserma. Lì, in un alloggio usato un tempo dalla famiglia dell'allora comandante, la 18enne sarebbe stata aggredita. Poi, priva di sensi per aver sbattuto la testa contro una porta, sarebbe stata trasportata nel boschetto, imbavagliata e abbandonata.

Successivamente, nel corso delle indagini, nella caserma di Arce sono stati prelevati frammenti della porta dell'alloggio e fatti accertamenti su frammenti di vernice e sulle tracce vegetali trovate sul cadavere. Intanto il Labanof di Milano ha rivelato la compatibilità con la ferita alla testa di Serena e i segni sulla porta dell'alloggio della caserma.

Secondo l'accusa, Serena venne convocata in caserma, per convincerla a non denunciare il presunto giro di stupefacenti che vedeva coinvolto il figlio dell'allora comandante. Lì sarebbe poi stata aggredita e abbamdonata nel campo, dove venne lasciata morire.

Gli imputati

Nell'aprile 2019 si sono chiuse le indagini: 5 persone, tra cui 3 carabinieri, sono statie rinviate a giudizio. Il maresciallo Franco Mottola, allora comandante della caserma di Arce, la moglie Annamaria e il figlio Marco sono accusati di omidicio aggravato, il sottoufficiale Vincenzo Quatrale di concorso in omicidio ed il carabiniere Francesco Suprano di favoreggiamento.

Nei giorni scorsi, su un cavalcavia della A1 era apparsa una scritta con minacce di morte verso uno dei carabinieri che aveva riaperto l'inchiesta e aiutato a far luce sul delitto Mollicone.

Commenti