Cronache

Desio, moschee e multietnicità: dossier Usa sul rischio terrorismo

Desio citato in un rapporto dell'Open Society di New York sull'integrazione. E la comunità musulmana della città tende la mano alle istituzioni: "Venite a vedere cosa facciamo nei nostri luoghi di preghiera"

Desio, moschee e multietnicità: dossier Usa sul rischio terrorismo

Trenta chilometri scarsi a nord di Milano, e in provincia di Monza e Brianza, c’è Desio. Circa 40mila abitanti e una nutrita colonia multietnica. Centro industriale e di integrazione, vista l’eterogeneità di etnie e credo – la religione musulmana è assai radicata – è realtà tenuta in stretta osservazione per prevenire eventuali derive e l’infiltrazione dei fondamentalisti islamici.

Si è spesso sentito parlare di “Caso Desio” o, meglio, “Modello Desio”. Proprio in questi giorni IlGiorno cita un rapporto made in Usa realizzato dall’Open Society di New York dedicato alla “profilazione etnica” nel Vecchio Continente, in cui la città brianzola spicca per le continue e approfondite verifiche sulla comunità musulmana. I luoghi di culto e i negozi etnici vengono ispezionati regolarmente e con telecamere, microspie e telefoni intercettati il rischio di infiltrazioni terroristiche è monitorato scrupolosamente e ad alta frequenza. La sicurezza nazionale viene prima della privacy.

Desio ha due centri culturali islamici, o moschee: una per i pakistani (comunità nutritissima) e una per i maghrebini. E di una terza, più grande, ne è stato depositato il progetto. E proprio durante la preghiera del venerdì la polizia, più di una volta, ha condotto controlli di massa. Lo stesso è avvenuto e avviene nei call center, usualmente frequentati da immigrati.

Il quotidiano riporta dunque le parole di Mohammad Arshad Syed, per anni leader della comunità islamica di Desio e personalità di spicco della collettività pakistana in Italia: “Per un periodo, ho visto che qualcuno mi guardava ogni giorno, dove andavo, quello che facevo. Poi, quando hanno capito che non ho attività sospette, si sono fermati”, ricordando come molti suoi connazionali si sono trovati in difficoltà (anche economica) per le tante perlustrazioni. Una politica di sicurezza che, secondo il dossier statunitense, “sta aumentando l’isolamento dei musulmani nella società e creando danni per le relazioni interetniche e la coesione sociale”.

Ma, dopo i fatti di Parigi, il responsabile dell’associazione culturale pakistana “Minhaj Ul Quran”, Ashraf Mohammed Koakha, oltre a condannare in toto gli attentati – dicendo che quei terroristi tutto sono fuorché fedeli dell’Islam –, tende la mano alle autorità italiane: “Venite a controllare cosa facciamo nelle nostre moschee e luoghi di culto. Noi siamo disponibili a collaborare con forze dell’ordine e istituzioni” scrive il giornale locale Il Cittadino di Monza e Brianza. E invita al dialogo le comunità islamiche di tutt’Italia: “Alle associazioni e centri islamici suggeriamo di collaborare, di stare sempre attenti, tenere sotto controllo chi frequenta i centri e non lasciare spazio a chi ha mentalità sospetta. Noi a Desio siamo impegnati a fare questo lavoro. Abbiamo i nostri progetti con la comunità locale che vogliamo portare avanti in futuro.

Restiamo sempre disponibili, in tutte le occasioni”.

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