Cronache

Il governo marchia i commercianti: presunti evasori

Il governo marchia i commercianti: presunti evasori

Il governo Conte bis ha individuato il suo nemico: i bottegai. Li ha messi nel mirino, puntando l'indice e scrivendo sulla loro pelle un marchio: evasori. Bastano poche parole nella relazione introduttiva al decreto fiscale per battezzare una sorta di razzismo sociale. «Il carcere funge da monito e deterrente a un comportamento illecito diffuso in alcune categorie del settore del commercio». Lo stile è da burocrati, ma il senso è uno schiaffo. Non c'è la parola «bottegai» ma se ne sente l'odore, il pregiudizio, il rancore. I commercianti non sono mai di moda. Nessuno scrive romanzi su di loro. Non vanno in paradiso. Non scioperano. Non si lamentano. Non hanno un partito e se si ammalano nessuno si preoccupa per loro. Non hanno il welfare e non hanno domeniche. È da una vita che il fisco ti dice che se produci o vendi certe merci, e il tuo negozio è grande tot e si trova in via tal dei tali e hai questi dipendenti, allora devi incassare quella cifra. Se questo non succede, caschi la terra, sono cavoli tuoi. Sei sfortunato? Sei disperato? Il capitalismo è in crisi e l'Occidente è in bancarotta? Non conta. Sei in malafede, sei una persona sospetta e ben che vada arriva la Finanza a ribaltarti l'azienda. La realtà è falsa, l'unica verità assoluta è il modello, la mappa, insomma lo studio di settore. Lo Stato, con una punta di sadismo, ti dice pure che questo lo fa per aiutarti, ti mostra la strada virtuosa, di fatto questa mano benevola ti mette al tappeto: chiuso per fisco. Qualcuno dirà che queste sono le solite lamentele dei furbi, di chi non paga le tasse, ma devi starci in negozio, devi viverci, faticarci, per capire cosa significa fare i conti tutti i giorni con i debiti, con le banche, con il fantasma del fallimento, che non ha alibi, non ha scuse e dipende solo da te. I commercianti la notte non si addormentano mai sereni. Tutto questo, però, non importa. L'Italia è una terra dove il rischio è un peccato e se magari ti va bene significa che sei troppo furbo e losco.

È quello che pensa questo governo. Non è neppure così strano, in fondo fa parte della cultura politica di una maggioranza dove si ritrovano Pd e Cinque Stelle. È il ritorno al principio medievale del «mercator ergo peccator». È il commerciante presunto colpevole. A quanto pare il perimetro della lotta all'evasione si ferma qui. Non ci sono gli avvocati, i colleghi di Conte. Non ci sono altre professioni. Non ci sono le grandi imprese. Non ci sono le cooperative. Non ci sono gli statali che fanno in nero i secondi lavori. Ci sono solo loro, gli evasori incarnati, i commercianti. Il «bottegaio» come «nepmen», come il negoziante a cui Lenin aveva lasciato un po' di respiro durante la nuova politica economica sovietica e che Stalin scelse di sradicare, come nemici del popolo, insieme ai kulaki. «Per eliminarli come classe - scrisse - non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi . È necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di queste classi e privarle delle fonti economiche».

Benvenuti nella repubblica del Conte bis, dove si dice che il commercio sotto sotto odora di furto.

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