Cronache

La rivolta silenziosa dei disabili: "Noi non vogliamo più le coop"

I disabili chiedono alla Regione Umbria di devolvere direttamente a loro il contributo di assistenza. Saltando il passaggio dalle cooperative

La rivolta silenziosa dei disabili: "Noi non vogliamo più le coop"

Chi conosce l'Umbria sa quanto piaccia alle regioni "rosse" esternalizzare servizi in favore delle cooperative. Un sistema che drena risorse e che non tutti apprezzano. Come i disabili umbri, che ieri si sono ritrovati di fronte al palazzo della Regione chiedendo che i soldi destinati "all'assistenza delle persone non autosufficienti" vengano versati direttamente alle famiglie. E non alle coop. In Aula infatti la maggioranza di sinistra stava discutendo la risoluzione della Commissione Sanità per modificare il sistema di welfare per i portatori di handicap.

"Il nostro futuro lo decidiamo noi", hanno scritto i disabili in alcuni dei cartelloni. E ancora: "Le persone non autosufficienti vogliono restare a casa", "Ho diritto di scegliere chi mi pulisce il culo". Infine: "Non vogliamo le coop, gli assistenti ce li scegliamo noi". Perché in fondo è proprio questo il punto: attualmente la Regione spende 78 milioni di euro per l'assistenza, divisi in tre tipoligie: domiciliare, semiresidenziale o residenziale. In sostanza alcuni disabili vengono estirpati dalle loro case e spediti in residenze ospedaliere. In altri casi, invece, è previsto il servizio domiciliare, tuttavia non sono i familiari o i disabili a decidere da chi farsi accudire. Ma l'istituzione, che devolve ingenti fondi alle cooperative che ne gestiscono il servizio.

"Date a noi i soldi, non alle coop"

E qui sorge il primo dei problemi. I diretti interessati infatti lamentano che il personale delle coop non sia qualificato. Preferirebbero allora decidere da soli, scegliando personalmente "chi mi pulisce il culo". Semplice e banale. Eppure la sinistra è restia a sollevare dall'incarico le cooperative. Si capisce: in ballo ci sono soldi, e neppure pochi. Come ha spiegato durante i lavori d'Aula Attilio Solinas, la "spesa complessiva è di 78 milioni di euro", di questi il 37% è stato "stanziato per l'assistenza domiciliare". Denari che finiscono così dritti nelle casse delle coop. "Oggi per garantire cure e assistenza alle persone non autosufficienti vengo devoluti milioni di euro alle cooperative e alle residenze sanitarie - dice a ilGiornale il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Marco Squarta - Ma basta parlare con i familiari di questi ragazzi per capire come questa assistenza sia del tutto insufficiente". Insufficiente perché non di qualità e soprattutto perché risulta uno spreco inutile di risorse.

Gli sprechi dell'assitenza con le coop

A spiegare i numeri dello sperpero è stata la consigliera Maria Grazia Carbonari (M5S), che insieme al suo gruppo ha presentato un emendamento per chiedere di destinare la "quota parte del Fondo Nazionale non autosufficienti direttamente al diretto interessato". Insomma, autogestione. "Il costo di una persona di una cooperativa per un'ora - ha detto in aula la consigliera - è di 25 euro, mentre una famiglia potrebbe coprire per circa tre ore di sollievo". Uno spreco inutile. Eppure il Pd si ostina a difendere il sistema, e c'è un motivo. A sugiardarli ci ha pensato Andrea Liberati (M5S): "Dalla relazione emerge che 78 milioni di euro sono destinati alle cooperative e solo 1,5 alle famiglie". Svelato l'arcano.

Le opposizioni, M5S e FdI in testa, vorrebero spezzare il sistema di arricchimento delle coop. Il Pd si è detto aperto ad una discussione, rinviando in Commissione la risoluzione e impegnandosi ad aumentare i fondi per l'assistenza domiciliare. "Dando i soldi alle famiglie non spenderemmo nemmeno un euro in più - conclude Squarta - e miglioreremmo il servizio alle famiglie".

Togliendo di fatto il monopolio alle coop.

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