Cronache

I giudizi negativi sulla Sicilia in un libro di testo sono legittimi

La Cassazione rigetta il ricorso della presidenza della Regione siciliana, che aveva convenuto in giudizio l'editore e gli autori di un libro di testo per la scuola media inferiore, chiedendo un risarcimento danni per il "carattere diffamatorio" di alcuni passi contenuti nel libro nei confronti della Sicilia e della sua popolazione

I giudizi negativi sulla Sicilia in un libro di testo sono legittimi

Rientrano nel "legittimo esercizio del diritto di libertà di insegnamento" i "giudizi perentoriamente negativi sulle condizioni e sulla complessiva realtà socio-economica di un'intera regione", contenuti in un libro di testo che può essere adottato da un docente per l'insegnamento, "se articolati nel rispetto della correttezza formale e con sufficiente richiamo ai contesti storici e di cronaca anche recente". È quanto ha stabilito la terza sezione civile della Cassazione rigettando il ricorso della presidenza della Regione siciliana, che aveva convenuto in giudizio l'editore e gli autori di un libro di testo per la scuola media inferiore, chiedendo un risarcimento danni per il "carattere diffamatorio" di alcuni passi contenuti nel libro nei confronti della Sicilia e della sua popolazione.

In particolare, nel testo destinato agli studenti si sottolineava che "la Sicilia è fra le tre regioni che gli italiani riterrebbero da evitare, nonostante la possibilità, una volta eliminatane la delinquente e miglioratine i servizi, per tutti di apprezzarne la bellezza" e che "il potere dello Stato italiano è stato visto a lungo dai siciliani come una forma di oppressione; questo aiuta a spiegare la sfiducia della popolazione verso l'amministrazione pubblica, considerata capace solo di imporre tasse, ma non di risolvere i problemi dell'isola; i ceti dominanti hanno sempre cercato di sfruttare questa situazione, usando le armi della corruzione e dell'intimidazione, per mantenere il proprio dominio e per sfruttare le risorse dello Stato; i governi insomma potevano cambiare, ma soltanto per offrire una nuova facciata al potere mafioso".

E ancora: "Oggi la Sicilia è una regione autonoma con ampi poteri, che riceve dallo Stato più di quello che dà e consuma più di quello che produce; il potere mafioso ha stabilito nell'isola un clima di violenza che avvelena i rapporti tra la gente, dissangua ogni attività economica e impedisce di governare per il bene della collettività". Inoltre, nel libro di testo si parlava di "periferie anonime, talvolta prive persino delle fognature, cresciute in condizioni di massimo degrado sociale; abbandonati a se stessi questi quartieri sono diventati inferni urbani, dove la criminalità non ha freno", e si poneva l'accento su "l'economia" che "si basa sull'assistenza dello Stato, sottoforma di sovvenzioni di opere pubbliche e pagamento di pensioni; la spesa pubblica però, più che dare impulso produttivo, ha alimentato un intreccio di corruzione tra forze politiche e criminalità". In primo grado il Tribunale di Milano aveva accolto l'istanza di risarcimento presentata dalla Regione, e condannato editore ed autori del libro a versare 50mila euro e a non ristampare i passi diffamatori; in appello, invece, i giudici respinsero la domanda risarcitoria, e tale verdetto è stato confermato dalla suprema Corte. "Corrisponde a legittimo esercizio del diritto di libertà di insegnamento, garantito dall'art.

33 della Costituzione - hanno sancito i giudici della Cassazione - l'impiego, in un libro di testo destinato a studenti di scuola media inferiore e quindi ad essere adottato da un docente e studiato sotto la sua direzione, di espressioni e di giudizi generali nel loro complesso perentoriamente negativi sulle condizioni e sulla complessiva realtà socio-economica di un'intera Regione, se articolati nel rispetto della correttezza formale e con sufficiente richiamo ai contesti storici e di cronaca anche recente, non esigendosi dagli autori di quello, neppure in considerazione dei destinatari dell'opera, alcuna autolimitazione o modalità particolari di formulazione, quali la moderazione o la misurazione delle espressioni o la modificazione dei toni dei giudizi, purchè appunto le une e gli altri oggettivamente corretti e rispondenti almeno in linea di massima a fatti storicamente veri".

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