Cronache

I medici voglion chiuder tutto: "Il Piemonte in zona rossa"

I medici piemontesi lanciano un appello al governo per mandare immediatamente la loro regione in zona rossa a causa degli alti contagi

I medici voglion chiuder tutto: "Il Piemonte in zona rossa"

Il Piemonte è una di quelle regioni che rischia il passaggio in zona rossa ma la cabina di regia ancora deve prendere una decisione. In ogni caso, se cambiamento sarà, non avverrà prima di lunedì, secondo quanto deciso dal neonato governo Draghi. Tuttavia, la situazione nella regione è molto grave, al punto che l'Ordine dei medici di Torino si è esposto per richiedere a gran voce che il Piemonte passi immediatamente nella zona di massima restrizione per arginare i contagi.

"Come Ordine dei Medici di Torino riteniamo invece che la zona rossa debba partire immediatamente: aspettare ancora altri giorni prima di procedere con nuove misure, che in ogni caso dovranno essere adottate, non ha alcuna logica né dal punto di vista sanitario né dal punto di vista economico e sociale", spiegano i medici piemontesi, preoccupati per l'aggravarsi dei contagi nella regione. Gli esperti, infatti, sottolineano che "la situazione epidemiologica attuale in Piemonte vede un costante aumento, giorno dopo giorno, dei contagi e dei ricoveri per Covid-19, con il concreto rischio di saturazione dei reparti ospedalieri".

La situazione degli ospedali è quella che desta maggiore preoccupazione nei medici, memori di quanto accaduto nel corso della prima ondata esattamente un anno fa: "Il pericolo maggiore è infatti che la situazione di qui alla prossima settimana possa aggravarsi ulteriormente causando, di conseguenza, un più marcato aumento dei contagi, dei pazienti ricoverati e purtroppo dei decessi. Ma non solo: una chiusura tardiva, oltre a essere meno efficace rischia anche di rivelarsi più lunga e quindi meno sopportabile per le attività economiche e per le ripercussioni sotto il profilo sociale e psicologico". L'allarme dei medici del Piemonte di basa su alcune stime, secondo le quali "l'incidenza di persone positive in Piemonte, che al 7 marzo era di 277 ogni 100.000 abitanti, potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni".

Per questa ragione è necessario intervenire subito, anche perché, spiegano i medici piemontesi, "è demenziale che il Governo assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima, utilizzando un sistema farraginoso che non tiene conto di tutti i dati già a disposizione e delle proiezioni possibili. Intervenire quando la situazione è ormai fuori controllo non serve". Questa mattina anche il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio si è espresso nella direzione tracciata dall'Ordine dei medici di Torino: "Sulla eventualità di nuovi provvedimenti restrittivi attendiamo di capire quali saranno le indicazioni del governo che ha chiesto al CTS una valutazione sullo stato di salute di tutto il Paese.

Qualsiasi cosa decidano però ce lo dicano in fretta, in modo che la gente possa organizzare la propria vita".

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