Cronache

Ma i veri liberali non possono vietare ai gay di unirsi

Non è difficile ottenere un'armonia in questo senso: basta tollerare chiunque sia distante da noi, e che, ciò nonostante, non ci nuoccia

Ma i veri liberali non possono vietare ai gay di unirsi

Vorremmo sommessamente esprimere la nostra (non) opinione sui cosiddetti diritti civili, al centro di un dibattito (bega) infinito. Non avendo certezze, ma solo dubbi, non sappiamo se abbiano ragione coloro che sono ostili al matrimonio gay o coloro che sono favorevoli. Così come non sappiamo se sia giusto o sbagliato praticare l'eutanasia. Ai tempi lontani (non troppo) del divorzio sì o divorzio no, eravamo di fronte - esattamente come ora - alle stesse perplessità. Il referendum abolì l'indissolubilità del matrimonio, e ciò non provocò i disastri ipotizzati dagli antidivorzisti. Ovvio. La legge non impone ai coniugi di rompere il loro legame; semplicemente concede ad essi la facoltà di andarsene ciascuno per i casi propri.Oggi le coppie si formano e si sciolgono senza che nessuno abbia da eccepire. Gli italiani si sono abituati a decidere in proprio il loro destino di sposi, non c'è alcuno - tradizionalista o progressista - che osi interferire in materia. In questi giorni si litiga a qualsiasi livello sulle aggregazioni di persone dello stesso sesso, quasi che il problema riguardasse tutti. Il che è semplicemente falso. Qui si tratta soltanto di permettere o no agli omosessuali di convivere more uxorio. Essi sono una esigua minoranza. Non si capisce perché alla maggioranza non vada a genio che pretendano di unirsi godendo degli stessi diritti acquisiti dagli etero.Ci rendiamo conto che la questione suscita stupore e, addirittura, sentimenti di contrarietà; ma ci vorrebbe poco per superare ogni esitazione. Intendiamo dire una cosa semplice: se due maschi optano per le nozze, a noi che importa? Quali danni subiamo? Zero. Si comportino come credono. A noi non fa piacere? Dobbiamo ricordare che non ci fa neanche dispiacere. Il discorso dovrebbe concludersi qui. Sorvoliamo sulle adozioni, che meritano una analisi a parte. D'altronde, adottare un bimbo non è facile neppure per coniugi classici. Limitiamoci ai diritti civili. Per l'eutanasia valgono i ragionamenti suggeriti da una visione liberale della società. Io pretendo di morire in modo naturale? Padronissimo di effettuare questa scelta. Ma altri che non intendono soffrire fino all'ultimo per andare all'altro mondo, e preferiscono il suicidio assistito, perché non accontentarli? Che senso ha vietare a te ciò che non garba a me? Brutalmente: che mi frega se tagli la corda che ti tiene vincolato alla terra? Niente. Agisci pure come ti sembra opportuno. Dov'è il pomo della discordia?È inammissibile che mi impicci delle faccende di altre persone. La democrazia liberale non è uno stato d'animo, bensì un modello che, se correttamente applicato, garantisce all'individuo di campare o di crepare come desidera, a condizione che non invada spazi non suoi. Sono concetti elementari e ci domandiamo per quale arcano motivo non siano stati metabolizzati dalla totalità dei cittadini. È incomprensibile il motivo per cui molti di essi ambiscano a obbligare chi la pensa diversamente a piegarsi a idee che non condivide.Vale il principio che se ciascuno si facesse i fatti propri non ci sarebbero più guerre. Le leggi non devono comprimere i diritti civili ma estenderli, sempreché non mortifichino né le minoranze né le maggioranze. La società non è un monolito, ma un composto di uomini e donne con esigenze che bisogna rendere compatibili.

Non è difficile ottenere un'armonia in questo senso: basta tollerare chiunque sia distante da noi, e che, ciò nonostante, non ci nuoccia.

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