In pochi lo sanno, ma ci sono diversi componenti dei razzi spaziali che Elon Musk lancia che sono fatti in Italia. Basti pensare che alcuni contenitori in acciaio sono realizzati a Corato, in Puglia. Ma c'è di tutto. La settimana scorsa sono venuti in Italia (...)
(...) due pezzi grossi del gruppo americano: il responsabile struttura esterna dei razzi e la responsabile crescita Starlink in Europa.
Hanno fatto il giro dei fornitori della più grande azienda spaziale del mondo. La sua valutazione si aggira sui 175 miliardi di dollari: vale, da sola, praticamente un quarto dell'intera capitalizzazione della Borsa italiana. SpaceX controlla anche la divisione interna che si occupa di satelliti per la telecomunicazioni, StarLink, che permette a prezzi competitivi la connessione ad internet da qualsiasi angolo della Terra. Quest'ultima ha appena abbassato il costo dell'offerta commerciale in Italia, che è diventata la più conveniente in Europa. I manager di Musk, accompagnati da Andrea Stroppa, il geniale inviato di Elon nel Bel Paese, hanno fatto i giri dei palazzi romani per capire come e se puntare sull'Italia come piattaforma di sviluppo del loro business nel Vecchio continente. Ci sono stati contatti ad altissimo livello al ministero del Made in Italy (Adolfo Urso), in quello delle Infrastrutture (Matteo Salvini) e a Palazzo Chigi. Adesso la palla è in mano alle istituzioni italiane per cercare di catturare gli investimenti degli americani. Che potrebbero rendere più semplice portare la rete internet ad alta banda anche nelle zone più impervie.
IL VORTICE CDP-ACRI
A marzo scadranno i vertici di Cdp e nei corridoi dei palazzi di mezza Italia non si parla d'altro. Roma, Milano e Torino sono le tre città coinvolte in questo rinnovo. Non si tratta infatti solo di una questione banalmente politica. La potente cassa infatti è partecipata da 61 potenti fondazioni bancarie che, con il 15 per cento del capitale, esprimono il presidente. Epperò anche nel giro delle Fondazioni c'è maretta. Seguite il filo, che è intricato. L'associazione delle Casse di Risparmio, che le riunisce, deve anch'essa cambiare i vertici, poiché il suo numero uno, Francesco Profumo, deve lasciare la presidenza della Compagnia San Paolo, azionista di Intesa. Oggi, dunque, l'Acri è guidata da un torinese (nel senso che è espressione di quei palazzi) e, dunque, secondo i tam tam scaligeri, il seggio dovrebbe ora andare ad un milanese, cioè a Giovanni Azzone, neo presidente dalla Fondazione Cariplo (molto vicino al super regista Guzzetti). In mezzo c'è l'unica vera personalità ingombrante di tutta questa storia: Fabrizio Palenzona. Uno che nelle Fondazioni bazzica da trent'anni. Conosce la politica meglio di tutti. È appena diventato con un colpo di scena numero uno della Crt e, pur non essendo candidato, è come Draghi per la Commissione Europea: la riserva che nessuno vuole scoprire. Ecco dunque la prima variabile: chi sarà a decidere il presidente della Cdp, che oggi peraltro vede un manager di espressione milanese ai vertici (l'ottimo Gorno Tempini)? Secondo queste alternanze geografiche o campaniliste, come preferite voi, ci troveremmo un milanese all'Acri, che dovrebbe nominare un torinese alla Cdp. Le cose non sono così semplici, in effetti. Basti pensare che l'attuale presidente dell'Acri e della compagnia san Paolo (Francesco Profumo) dovrebbe essere sostituito da un signore che oggi si trova a Washington, Marco Gilli, come addetto scientifico dell'ambasciata, ritenuto il mentore dell'attuale sindaco, e che per questo in più di uno a Torino considerano in bilico.
Fatto il presidente, si fa per dire, tocca trovare l'amministratore delegato. Dario Scannapieco è l'uscente. È riuscito a stringere un buon rapporto con quelli che contano a Palazzo Chigi. E ha dunque più di una chance di essere riconfermato. C'è da dire che tutti coloro che sono passati dalla Cassa hanno sempre detto che nei soli tre anni del mandato si riesce a combinare veramente poco: i sei mesi iniziali si perdono per capire cosa fare e i sei mesi finali si impiegano per fare ciò che è necessario per essere confermati. Dalle parti del ministero dell'Economia, che ovviamente conta nella scelta, sarebbero invece orientati ad operare un cambiamento: in pole ci sarebbe l'attuale numero uno di Ita, Antonio Turicchi, che peraltro alla Cassa è già stato direttore generale in altra epoca geologica (2003-2009). Un piccolo braccio di ferro tra Palazzo Chigi e via XX Settembre, che si risolverà mettendo sul piatto tutte le prossime nomine, non solo quelle della Cdp.
MENO INTESA ALLA PRIMA DELLA SCALA
La Prima della Scala è un evento anche per la finanza italiana. Ma, soprattutto, si esagera, un impegno per chi siede nel consiglio di amministrazione della Edison. I francesi, proprietari della storica azienda elettrica, non scherzano e lavorano di brutto e soprattutto, un po' come i romani, non capiscono bene questa storia per cui a Milano si ferma tutto per Sant'Ambrogio. Per di più sono supersponsor della Prima della Scala, che si tiene proprio il 7 dicembre. Un buon motivo per convocare, in presenza, un consiglio di amministrazione proprio a sant'Ambrogio. Meno Intesa, nel senso della banca guidata da Carlo Messina, invece alla Prima. Il numero uno della più importante banca italiana ha più che dimezzato i biglietti che offriva ai suoi più importanti interlocutori.
Sono più di cento gli omaggi che si sono volatilizzati e che l'amministrazione dell'ente scaligero è riuscita a vendere altrimenti in un fiat. Qualcuno si sarà forse offeso. Ma Messina ha deciso di devolvere il risparmio di spesa ad un extra-aiuto per il sociale. E si tratta di centinaia di migliaia di euro.
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