Cronache

"Io in vacanza ci vado". La risposta del disabile alla recensione della vergogna

Un utente di Tripadvisor si era lamentato della presenza di alcuni disabili nell'hotel in cui alloggiava. La risposta su Facebook di Iacopo Melio, attivista disabile

Iacopo Melio in una foto tratta dal sito www.iacopomelio.it
Iacopo Melio in una foto tratta dal sito www.iacopomelio.it

"La mia carrozzina non è né più né meno di un paio di scarpe nuove con le quali iniziare viaggi, avventure, sogni, destini, speranze". Iacopo Melio, ragazzo disabile fondatore della onlus "#vorreiprendereiltreno", ha risposto così al post di un padre di famiglia che su Tripadvisor si era lamentato della presenza di alcuni disabili nella struttura in cui era in vacanza. "Non è un bello spettacolo per i miei figli", aveva scritto anonimamente sul sito di recensioni. Il post era stato immediatamente segnalato dagli altri utenti e rimosso. Oggi Iacopo ha detto la sua sua, dando una lezione di vita a quel papà.

"Un disabile è una persona triste per natura - scrive il ragazzo nel suo lungo post -, e quando qualcosa si rivela come non pensavamo che fosse ci destabilizza. Quando qualcosa sconfina dall’etichetta sociale che siamo soliti dargli, un po’ per rassicurare noi stessi e un po’ per sentirci migliori, si perde la bussola. Per quelli infatti, i disabili che soffrono tanto (per definizione, appunto), ci sono gli ospedali, le case di cura e di riposo. Che se si chiamano “di cura” è normale che soffrano e se si chiamano “di riposo” va da sé che non è certo naturale per loro ballare, o cantare, o fare escursioni all’aria aperta come fanno tutti gli altri. Magari ridono anche, t’immagini? Ecco. E allora? Cosa diamine si è inceppato nel magico cerchio della vita ai tuoi occhi miopi?"

L'uomo che aveva scritto il post su Tripadvisor aveva usato i propri figli come pretesto per la lamentela. Iacopo non sa se avrà mai dei figli, ma sa cosa gli insegnerebbe: "Se mai un giorno avrò dei figli vorrò insegnare loro che la vera disabilità è negli occhi di chi guarda, di chi non comprende che dalle diversità possiamo solo imparare. Disabile è chi non è in grado di provare empatia mettendosi nei panni degli altri, di mescolarsi affamato con altre esistenze, di adottare punti di vista inediti per pura e semplice curiosità"

"Se un giorno avrò dei figli - continua - saranno sicuramente più fortunati dei tuoi che, poveracci, di colpe non ne hanno. Più fortunati perché scopriranno che la mia carrozzina non è né più né meno di un paio di scarpe nuove con le quali iniziare viaggi, avventure, sogni, destini, speranze. Se un giorno avrò dei figli sapranno che il dolore, quello vero, è nascosto nell’indifferenza e non nella malattia. Che i brutti spettacoli del mondo ce li ha sempre “regalati” la cattiveria umana e mai la dignità. Che il mondo è popolato da persone diverse ma con gli stessi diritti. Che non esiste libertà abbastanza grande di quella che possiamo prenderci per essere felici. Perché vivere significa questo: esser messi in condizioni di poter fare del nostro destino ciò che si vuole, senza mancare di rispetto (ah, che bella parola!) a chi ci sta intorno"

Iacopo rivendica il suo diritto di vivere una vita uguale a quella degli altri. "Non solo io in vacanza ci vado, quest’anno, come tutti gli altri anni.

Ma ci andranno anche Marco, Matteo, Laura, Sara, Ilaria, Fabrizio, Ginevra, Alessandro… E tutti i ragazzi “speciali” di questo mondo, che di speciale non hanno niente se non la loro unicità: come me che ti ho scritto questo papiro di robe sconclusionate, forse, mosso da una frustrante sensazione di impotenza, e come te, caro testa a pinolo, che della vita non hai capito proprio niente".

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