Europa

L'assetto inadeguato dell'Europa

Mai come ora è evidente come l'assetto istituzionale, politico, organizzativo dell'Europa sia del tutto inadeguato per i tempi difficili che viviamo

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Mai come ora è evidente come l'assetto istituzionale, politico, organizzativo dell'Europa sia del tutto inadeguato per i tempi difficili che viviamo. Il presidente francese Macron qualche giorno fa ha avanzato una proposta dirompente: i Paesi europei debbono essere pronti ad impegnare i propri soldati in Ucraina perché la Russia non deve vincere questa guerra. Dopo quell'uscita, usata probabilmente dall'inquilino dell'Eliseo come avvertimento al Cremlino in un momento di difficoltà dell'esercito di Kiev, da diversi Paesi europei si è levato un coro di distinguo, di riserve, di prese di distanza dalla proposta francese. Risultato tragico: quell'ipotesi che doveva servire come deterrente nei confronti dell'offensiva russa, non ha avuto quella funzione ma anzi ha mostrato al mondo l'immagine di un'Europa confusa e divisa sul da farsi, soprattutto, non all'altezza del confronto con le regole e i tempi decisionali di un'autocrazia come quella di Putin.

È inutile ora crogiolarsi sulle responsabilità di ognuno, accusare Macron di essere andato troppo avanti e gli altri di essere rimasti troppo indietro, il dato di fatto è che l'Europa, tutta, ha fatto una figura barbina. Eppure nelle stesse ore i tg di tutto il globo hanno mostrato come si svolgono le elezioni in Russia che ricordano per assenza di trasparenza e spirito democratico quelle del 1933 in Germania, cioè il voto che segnò l'avvento di Hitler al potere. Putin al potere c'è già ma il paragone calza a pennello per le modalità (assassinii di avversari politici e dissidenti, chiusura di giornali e un voto che è controllato fino nell'urna dal regime).

Ora di fronte a quello che sta accadendo, di fronte alle notizie che arrivano dall'Ucraina o dal confine tra Finlandia e Russia, i 27 Paesi dovrebbero dare un'immagine compatta e parlare con una voce sola. Cioè dovrebbero evitare di apparire indeterminati o, peggio, disuniti come si fecero trovare le democrazie europee quando il führer cominciò a porre le basi del secondo conflitto mondiale. Anche perché fatalmente diventerebbero protagonisti di un tragico paradosso: tutta la Ue paventa il rischio di una terza guerra mondiale, ma nessuno si attrezza per individuare una strategia per impedirla, al di là del pacifismo di maniera che evoca la resa delle democrazie occidentali verso l'internazionale dei dispotismi mondiali. Di più: l'Europa con le sue divisioni si presenta debole e fragile, cioè emana esattamente i sentimenti dell'agnello che portano il lupo ad osare.

Ora è difficile immaginare che in questo momento l'Europa possa introdurre riforme come quella dell'elezione diretta di un Premier come propone qualcuno, ma sicuramente in una situazione d'emergenza come l'attuale i 27 Paesi possono concordare una struttura organizzativa che ne valorizzi l'unità e ne nasconda le differenze durante i conflitti. Non bisogna arrivare certo agli estremi rimedi della Roma repubblicana che di fronte a una guerra nominava un dittatore che accentrava su di sé tutti i poteri decisionali con un mandato di sei mesi, ma i 27 Paesi - questo è il punto - non possono dare assolutamente lo spettacolo di questi giorni. I modi per centrare l'obiettivo possono essere diversi a cominciare dal potenziamento del ruolo del presidente della commissione o dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la sicurezza; l'unica cosa da evitare è restare inermi, non essere consapevoli delle difficoltà che l'Unione incontra ad imporsi e dei suoi tempi di reazione quantomai lenti. Anche perché più andremo avanti e più l'Europa potrebbe ritrovarsi sola, senza una struttura che ne organizzi tutte le energie che, in realtà, sono ragguardevoli. Cosa potrebbe succedere, infatti, se Putin persevererà nella sua politica espansionistica, nella sua voglia di ricomporre l'influenza dell'impero russo o, fa lo stesso, dell'unione sovietica sul mondo? E, ancora, cosa farà il vecchio continente di fronte all'ipotetico arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca che in un modo o nell'altro lo spingerà a camminare da solo sulle sue gambe e a non poter contare in tutto e per tutto sull'alleato americano?

Forse si tratta solo di ipotesi di scuola, magari la situazione si ricomporrà con il delinearsi di nuovi equilibri, ma in ogni caso, qualunque sia l'epilogo rassicurante o infausto, per svolgere un ruolo in una fase così complessa l'Unione non può farsi trovare impreparata. Non perdere tempo se non vuoi che il tempo perda te, diceva qualcuno.

Già, il tempo stringe.

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