Sgarbi quotidiani

L'educazione alla criminalità inizia in tv

L'educazione alla criminalità inizia in tv

Tra le carte di mio padre, mentre divampava la polemica per le inchieste sugli ambienti dove i ragazzi si educano alla criminalità, ho trovato una lettera che rivela il suo pensiero.

La sua saggezza, diffusa nel libro Il canale di cuori (Skira), mi conforta: «La mia età, 93 anni, e le mie condizioni fisiche mi concedono il privilegio di dedicarmi ad alcune attività sedentarie e stimolanti: leggere quel che la vista mi concede, scrivere i miei ricordi e, spesso, guardare notiziari tv e programmi di «approfondimento».

E, proprio a proposito di questi, trovo che da alcuni anni si dia eccessivo spazio ai fatti di cronaca nera, soprattutto quelli più efferati. E non solo trovano spazio le notizie, ma anche un florilegio di illazioni, opinioni, ipotesi che si trascinano per giorni, mesi, anni da parte di personalità più o meno autorevoli. Interi programmi vengono in tal modo e con tali finalità pensati e realizzati.

È vero che i mezzi di comunicazione non erano così diffusi e radicati come sono oggi, ma non ricordo, in passato, una tale risonanza a cose tanto orribili. E mi chiedo: poiché non è escluso che tanto parlare di delitti generi emulazione o, per lo meno, autogiustificazione, non sarebbe il caso che una autorità garante mettesse un limite a tutto ciò? E se le tv italiane (pubbliche e private) si trovassero, perciò, qualche soldo in meno di pubblicità nelle proprie casse, pazienza, se ne dovranno fare una ragione e, anzi, aguzzeranno l'ingegno in cerca di qualcosa di alternativo e di più edificante.

Commenti