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L'inchiesta del Fatto: "Nella tesi di dottorato del ministro Madia 4mila parole con il copia e incolla"

La ministra Madia ora rischia grossa. Un'inchiesta del fatto rivela che nella tesi di dottorato ci sono circa 4mila parole copiate senza mai citare l'autore o il testo in cui sono contenute

L'inchiesta del Fatto: "Nella tesi di dottorato del ministro Madia 4mila parole con il copia e incolla"

La tesi di dottorato di Marianna Madia, ministra della Pubblica amministrazione, è finita sotto la lente di ingrandimento. Secondo l'inchiesta de Il Fatto quotidiano, nella prova finale della ministra italiana ci sarebbero "quattromila parole copiate e incollate".

"Passaggi e frasi copiate e incollate"

Ma andiamo per gradi. Nel 2008 la Madia consegue a il dottorato alla Scuola Imt di Alti Studi di Lucca. La tesi che presenta alla commissione si intitola Essays on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome. E qui casca l'asino, secondo Il Fatto Quotidiano. Infatti, nell'inchiesta si legge che nelle 94 pagine, escludendo biografia oltre che figure e tabelle, ben 35 sono colme di frasi e passaggi copiati da altri testi accademici. La bellezza di circa 4mila parole prese da autori o libri senza mai citarne la fonte.

Il testo è disponibile e fruibile a tutti sul sito ufficiale dell'Imt. Con un software, tra l'altro in mano anche ai docenti dello stesso istituto, si può scoprire che in tre sottocapitoli ci sono rispettivamente il 40%, il 56% e il 79% di contenuti copiati da altri autori. I giornalisti del Fatto aggiungono inoltre che le altre pagine sono una sorta di collage di articoli inseriti nella tesi e frutto del lavoro di altri autori che non vengono mai citati. Nessuna virgoletta. In altri casi invece è possibile trovare passaggi originali e modificati in poche parole sostituendo banalmente le parole con dei sinonimi.

La tecnica usata si chiama "shake and paste" ed è spiegata molto bene dal professor Gherard Dannemann, membro del Vroniplag, piattaforma di cacciatori di plagi, che ha analizzato le tesi di politici e docenti tedeschi come quelle che sono costati il posto a Annette Schavan e al ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg. Ma non è l'unico trucchetto usato. C'è anche il "pawn sacrifice", ovvero "l'arte del concedere poco, per nascondere molto". Ovvero si indica la fonte, ma solo ai primi passaggi. Poi frasi e parole vengono lasciate senza autore e fonte dall'autore della tesi incriminata.

In Germania il mondo accademico se riscontra il plagio, come contromisura, revoca il titolo accademico. In Italia inoltre ci sarebbe anche una pena fino a tre anni di reclusione per chi "in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado (...) presente, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri", regolati dalla legge 475.

Se l'inchiesta del Fatto fosse confermata, la Madia rischia, e non poco.

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