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Luigino, uomo di gomma che alla fine accetta tutto

Luigino, uomo di gomma che alla fine accetta tutto

Convitato, ma più di gomma che di pietra. Giuseppe Conte in aula alla Camera sul caso Mes si rivolge a Salvini e Meloni ma parla «ai ministri che contribuivano alla corale collettiva posizione sul tema». Leggere Luigi Di Maio, a cui il premier arriva anche a ricordare «dopo attenta verifica dell'agenda della segreteria della Presidenza del Consiglio» le presenze alle discussioni sul Mes. Ovviamente senza mai nominarlo.

Il capo politico segue con volto vitreo tutto l'intervento, mai un saluto e tantomeno un applauso a Conte, che durante le repliche gli rivolge solo qualche breve cenno senza ottenere risposta. A dibattito non ancora concluso Di Maio si alza e se ne va. E per il bis in Senato, la sedia del leader M5s, quello che un tempo si diceva «orgoglioso di Conte», resta vuota. Quanto sono lontani gli abbracci tra l'avvocato del popolo e l'uomo di Pomigliano della sera del 4 marzo. Ora il gelo tra i due è la crepa sempre più larga su cui fanno leva le opposizioni.

Provocatorio su Twitter Claudio Borghi: «L'unica cosa che avrebbe potuto riscattare la dignità dell'Italia sarebbe stato se Di Maio, di fianco a un vergognoso individuo che gli stava dando del fesso, si fosse alzato e l'avesse piantato lì con tutte le sue menzogne». Ma anche durante il dibattito in Aula viene sottolineata la contraddizione tra le bordate contro il Mes sparate da Di Maio nei giorni scorsi e le affermazioni di Conte. Giorgia Meloni punge il premier rilevando la «disonestà intellettuale di non rivolgersi alla persona alla sua sinistra, Luigi Di Maio» il quale, insiste la leader di Fdi, «sul Mes diceva le stesse cose che diciamo noi». Di Maio incassa e non reagisce.

Anche perché per il capo politico 5s il problema non sono gli attacchi dall'opposizione. Le sue bordate sul Salva-Stati sono chiaramente a uso interno: i gruppi parlamentari sono sempre sull'orlo della rivolta. La misura più chiara dell'insofferenza verso la sua leadership la dà l'impossibilità di eleggere il capogruppo M5s alla Camera che si protrae da mesi: bocciati tutti i candidati anche solo vagamente vicini al capo politico. Per tenere insieme una truppa così indecisa a tutto, Di Maio ha incassato il mandato rafforzato da parte di Beppe Grillo, ma non basta: il comico si è chiaramente schierato per la prosecuzione dell'alleanza con il Pd ma Di Maio sente la concorrenza di Conte e scalpita inseguendo costantemente un incidente che sa di non poter gestire.

Le scosse continue che imprime si ripercuotono sulla stabilità del governo. Sul Mes ora dovrà trovare una scappatoia che gli consenta di cantar vittoria. Soliti stratagemmi: un rinvio, un compromesso, un voto su Rousseau. Conte tende una mano: «Le criticità espresse da Di Maio sono pienamente comprensibili». Per la soluzione di facciata al momento è pronta solo una definizione, l'idea della trattativa su un «pacchetto»: «Abbiamo apprezzato la posizione ribadita circa la logica di pacchetto come richiesto ieri al vertice di maggioranza dal M5s», risponde il ministro. Fuori dall'Aula, e dall'ufficialità, Conte indica la via in realtà già chiusa dall'Ue: «Il governo affronterà il negoziato con determinazione». Ma cosa possa davvero essere il «pacchetto» nessuno lo sa.

Basterà? Tutto risolto? Non proprio. La tensione resta alle stelle e Di Maio, che la cavalca volentieri riunisce la squadra di governo grillina. Ma se trova seguito tra i suoi sulle battaglie identitarie («Luigi è criticato perché sta richiamando ai valori del Movimento», lo esalta Gianluigi Paragone), la contestazione verso lo stile monocratico della leadership non si ferma e molto stretta è la via verso la rottura con il Pd. A Repubblica un più pragmatico deputato del M5s, Luigi Trizzino, riferisce il mood dei peones: «Giusta la battaglia sul Mes, ma Luigi deve evitare la rottura con il Pd, perché all'alleanza giallorossa non c'è alternativa».

O almeno non c'è alternativa che consenta di tenersi la sedia da parlamentare, visti i sondaggi in continuo calo per il M5s.

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