Cronache

La Raggi si inchina agli abusivi ma mette i sigilli all'ex sede Msi

Ad aprile 2016 l'ex scuola di via dell'Impruneta 51, nel quartiere di Magliana, viene inserita dall'allora prefetto Gabrielli nella lista degli interventi di sgombero prioritari per la Capitale. Diciannove mesi dopo la Raggi cosa fa? Mette i sigilli all'ex sede del Movimento Sociale

La Raggi si inchina agli abusivi ma mette i sigilli all'ex sede Msi

In una città come Roma, la capitale delle occupazioni, non stupisce che la priorità dell’amministrazione sia quella di strappare all’abusivismo il suo patrimonio. E non stupisce nemmeno che il sindaco “demerito”, il sindaco del cambiamento, se ne sia ricordato nei giorni della campagna elettorale. Quello che stupisce davvero è che abbia preferito intervenire, invocando il “ripristino della legalità” (che fa rima con “onestà”), apponendo i sigilli in via delle Terme di Traiano, in un vecchio rudere stappato al degrado un settantennio fa e, da allora, divenuto punto di riferimento per un intero rione. Anzi di più, per un’intera area politica, quella della destra che, tra quelle quattro mura, ha visto la sua fondazione. Ci sarebbero in effetti questioni più urgenti, questioni più gravi, più problematiche da sbrigare.

L’ex scuola doveva essere sgomberata

Lo sanno bene i residenti della Magliana. Magliana, non il Bronx. Perché, come amava dire lo scrittore Sandro Onofri, “il Bronx può almeno contare su quelle infrastrutture - ospedali, biblioteche, cinema, centri sportivi pubblici, persino teatri - che alla Magliana sono rimaste da sempre un sogno”. La realtà è fatta di palazzoni squadrati tra le pagine sbiadite di un infinito romanzo criminale. Case popolari occupate, ex scuole che si trasformano in un crocevia di spaccio. All’occorrenza anche in un bed and breakfast abusivo o in un garage a pagamento (posto auto per soli 20 euro al mese). Ecco cosa succede in via dell’Impruneta numero 51 dove, prima, c’era una scuola. Oggi non c’è più. E i ragazzini ci entrano solo per acquistare hashish dal loro pusher di fiducia. Verso le 18 del pomeriggio, lì fuori, ce ne sono una manciata. Ciondolano sui motorini, prima sono diffidenti, poi si lasciano avvicinare. Hanno la loro dose di “sballo” in tasca.

Pensare che, originariamente, quella palazzina sarebbe dovuta diventare un commissariato di polizia. Nel 2006 passa al Comune di Roma con promesse ambiziose: ospiterà un asilo e un incubatore d’imprese. Non è vero. Perché nel frattempo, l’ex scuola 8 marzo, viene dichiarata inagibile e poi occupata. Gli “inquilini” iniziano a costruire e, mattone dopo mattone, la cubatura cresce a dismisura. Andando a gravare sullo scheletro originale. Il condominio, ad aprile 2016, viene inserito dall’ex prefetto di Roma Franco Gabrielli tra i primi quindici interventi di sgombero della Capitale. Ma con l’avvento dell’amministrazione pentastellata il prima diventa carta straccia. Così, qualche mese più tardi, il consigliere municipale di Fratelli d’Italia, Daniele Catalano, presenta una mozione che “impegna il presidente del Municipio e la Giunta a farsi promotore presso il sindaco di Roma” dello sgombero dell’area. “È passato un anno da allora - racconta Catalano - e nessuno ha mosso un dito”.

I residenti sono stufi, gli si legge in faccia, ma sono pochi quelli che accettano di parlare. Hanno paura. Del resto chi non l’avrebbe? Quando le forze dell’ordine hanno provato ad affacciarsi in via dell’Impruneta 51 sono state respinte. Qualcuno se lo ricorda e racconta: “Gli tiravano i sanitari dalle finestre”. Ma poi si ricuce la bocca, “tu non lo sai come funziona qui. Lo vedi quello che è passato prima? Mi conosce, abita lì e non voglio guai”. Le più coraggiose sono le donne, quelle che frequentano il mercato rionale. Sarà che sono mamme, e per i loro figli vorrebbero altro. “Quell’immobile deve tornare al quartiere, ai nostri ragazzi e non restare in mano a delinquenti e spacciatori”. Sarà che “alle nove di sera scatta il coprifuoco” e loro si sentono prigioniere.

La gestione “incomprensibile” del patrimonio immobiliare

Servirebbe un deterrente. Quello che, all’Esquilino, era ben rappresentato dal circolo Circolo FdI - An Istria e Dalmazia di via delle Terme di Traiano. Ma la Raggi lo ha sgomberato. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Santori, definisce “incomprensibile” la gestione pentastellata del patrimonio. “Da una parte la Raggi si vanta di aver messo i sigilli a Colle Oppio e, dall’altra, tollera situazioni come questa”. Anche perché, a parte il recente sgombero di via delle Terme di Traiano, “non ci risultano interventi analoghi su altri immobili pubblici occupati, non ci sono nemmeno interventi di manutenzione negli alloggi popolari, anzi ci sono i fondi e non vengono spesi”. Senza contare che “il patrimonio libero non viene messo a reddito”. Tutto sembra abbandonato alla deriva. E in più, paradosso del paradosso, il Comune sta addirittura “cercando dei locali per sedi istituzionali, con una spesa complessiva di dieci milioni di euro al mese”. Allora forse è vero che gli sgomberi prioritari sono quelli facili.

E diventano impellenti solo in campagna elettorale.

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