Cronache

Con la mano sulla padella rovente educavano la figlia: coppia di filippini a processo

Violenze fisiche e psichiche alla figlia da quando aveva 6 anni, picchiata e minacciata anche con un cucchiaio bollente. Finchè lei, a 16 anni, si è ribellata e si è rivolta ai Servizi sociali

Con la mano  sulla padella rovente educavano la figlia: coppia di filippini a processo

Volevano una figlia pianista e obbediente, a colpi di umiliazioni e violenze fisiche, fino and usare cucchiai bollenti o a farle mettere le mani su padelle arroventate mentre il fornello era acceso. La vittima era solo una bambina di sei anni quando l'incubo è iniziato. Ed è andato avanti per una decina d'anni. Poi lei ha capito, ha reagito, si è ribellata e si è rivolta ai Servizi sociali. A raccontare la storia, finita davanti a un tribunale, è il Mattino di Padova.

Oggi la ragazza ha 22 anni e un figlio di nove mesi. Davanti al giudice padovano Chiara Bitozzi ha raccontato gli anni trascorsi con mamma e papà, una coppia di filippini, da un paio di decenni residenti a Padova, nel quartiere di Forcellini. Una coppia che, dopo la denuncia della 22enne, ha perso la potestà genitoriale pure sugli altri tre figli. Potestà decaduta in via definitiva per la drammatica situazione in cui i ragazzi si trovavano a vivere, anche loro vittime di violenze.

Papà e mamma sono chiamati a rispondere di concorso in maltrattamenti nei confronti della figlia.

Terribile il capo d'imputazione stilato dal pubblico ministero Maria D’Arpa, che parla di "un regime di vita intollerabile tale da provocare nella persona offesa sofferenze fisiche e psichiche". E ancora: "Il padre per i motivi più futili e banali picchiava la figlia anche con manici di scopa e cinture; in diverse occasioni le bruciava le nocche delle dita delle mani o la base del collo con un cucchiaio arroventato sul fuoco oppure la minacciava, dopo aver arroventato il cucchiaio, di bruciarle le parti intime; in un’occasione le infilava la mano dentro una padella posta sul fornello acceso; altre volte, per ragioni punitive ed educative, la faceva denudare e le manipolava i genitali esterni, spesso a scopo educativo la costringeva a fare docce fredde anche d’inverno o le imponeva di mangiare fino a vomitare".

Responsabile per il pm anche la madre che "Non impediva (le violenze, ndr), non interveniva in difesa della figlia e nemmeno la soccorreva nel caso in cui riportava lesioni (al padre è contestato pure il reato di lesioni, ndr)". Anzi assumeva anche un atteggiamento di "tacita approvazione".

In aula la 22enne ha raccontato: "Se dicevo le bugie papà mi faceva mangiare il peperoncino piccante... Studiavo al conservatorio. Papà voleva che diventassi una pianista di successo, mi assillava e io peggioravo... il risultato era inverso...Mi picchiava con la cintura sui piedi, mi dava schiaffi per qualsiasi cosa, mi faceva fare docce fredde. E mentre stavo cucinando mi aveva bruciato le nocche delle dita... Poi quando c’era qualcosa nel piatto, bisognava finirlo...". Ed ha concluso: "Tante volte cercai di dire a mia mamma che stava sbagliando. Sento i miei fratelli ma di questa cosa non ne vogliono più parlare... anche se uno di loro, almeno, ha capito».

Nella prossima udienza del processo, il 23 novembre, sarà interrogato in aula il figlio maggiore della coppia.

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